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A volte ti senti un modello da rivista blasonata pronto a sfoggiare tutto il tuo fascino mentre in altre circostanze una cera non esattamente invidiabile ti impedisce di mettere il piede fuori casa per paura che le persone possano vederti? Nulla di strano, la concezione che abbiamo di noi stessi cambia continuamente in base agli eventi e anche, tanto, in base al nostro umore. Anche a lavoro ci sono giornate in cui ci sentiamo particolarmente in gamba, quasi dei geni, ed altre in cui, citando Vittorio Sgarbi, pensiamo di essere delle autentiche capre.
E’ tutta questione di autostima ed oggi, grazie all’equipe di ricercatori dell’University College di Londra, ne sappiamo qualcosa di più. Geert-Jan Will, coordinatore di questo studio inglese, ha annunciato che il suo team è riuscito a identificare esattamente cosa accade nel cervello quando l’autostima va su e giù.
La bassa autostima è un fattore di vulnerabilità per molti problemi di natura psichiatrica, come l’ansia, la depressione e i disordini alimentari. Per capire qualcosa di più su alcuni dei problemi che riguardano la mente umana, lo studio ha attuato un esperimento: a 40 volontari è stato chiesto di caricare il proprio profilo su un database online dove avrebbero ricevuto i ‘mi piace’ di 184 estranei (in realtà giudizi elaborati da un algoritmo).
Durante la prova, il cervello delle persone prestatesi all’esperimento scientifico è stato monitorato con la risonanza magnetica, mentre il livello di autostima è stato valutato attraverso un questionario. I dati emersi dimostrerebbero che la nostra autostima dipenderebbe dal giudizio che gli altri hanno di noi: «Abbiamo scoperto», spiega Will, «che l’autostima oscilla non solo in base al giudizio altrui, ma soprattutto in base alle nostre aspettative circa le valutazioni degli altri». I livelli più bassi, infatti, si raggiungono quando riceviamo un giudizio negativo da persone a cui credevamo di poter piacere.
I risultati raccolti sono poi stati riprodotti attraverso un modello computazionale confrontando le immagini del cervello ripreso con la risonanza magnetica. Lo studio ha evidenziato che le persone con l’autostima eccessivamente oscillante sviluppano maggiormente sintomi depressivi e stati ansiosi perché il loro cervello reagisce ai giudizi inaspettati in maniera troppo intensa.
Se è così importante per il nostro benessere psicofisico allora sarà il caso di annaffiarla quotidianamente questa nostra autostima. Efficaci esercizi in merito, vi avverto, non saprei proprio proporvi ma una buona dose di tenace costanza, della serie: «Volere è potere!», potrebbe un giorno farvi apparire il più bel divo di Hollywood e, se doveste d’un tratto percepire nel suono della vostra voce qualcosa di simile a un flebile belato, non abbiate paura! E’ senz’altro quella capra presente in ognuno di noi che si sta facendo largo per ricordarci (e a volte è il caso di gridare: «Menomale!») di tornare con i piedi per terra.
Nasco un piovoso giovedì di giugno con l’idea di osservare il mondo dei “grandi”. Benché l’indagine mi diverta molto, rimango stupita da alcuni errori commessi dagli adulti che stridono fortemente con quell’aria da “so tutto io”. In quanto giovane donna, la prima campagna che decido di abbracciare è quella contro la discriminazione sessuale: con una sensibilità fuori dal comune, alle elementari fondo l’illustre Club delle femmine e ottengo, ad esempio, la precedenza nell’uscita da scuola rispetto ai maschietti. Approdo nel periodo adolescenziale con le idee confuse, man onostante tutto sopravvivo ai brufoli e anche al liceo classico. Per l’università non ho dubbi: scelgo Lettere, mio padre ancora piange, ma avevo deciso: avrei fatto la giornalista. Ogni volta che scrivo la parola «giornalista» risuona nella mente la voce di una mia zia che aggiungeva con voce litanica: «che per la fame perde la vista». Poco male mi dicevo: cecata lo sono sempre stata e affamata, seguendo un celebre discorso di Steve Jobs, volevo proprio esserlo. Poi mi imbatto nella filologia ed è amore dal primo istante: pochi sembrano capirla mentre io m’immergo tra gli stemmata codicum, errori e varianti. Ricostruire la lezione originale mi diverte come poche cose al mondo. Ora vivo nel dubbio: giornalista o filologa? Nell’attesa di trovare dentro di me la risposta, da settembre del 2017 lavoro per “Felicità Pubblica”.
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