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Chi è più realista del re? Forse l’equilibrio, il mantenimento dello stato delle cose.
Questo è il quesito che lascia nella mente dello spettatore “L’equilibrio”, film di Vincenzo Marra, raccontato inseguendo, attraverso una ricorrente inquadratura di spalle, un prete che prova ad intaccare lo stato delle cose.
Un meccanismo criminale gestito da un clan in un quartiere di una città. Questo lo sfondo. Una città e un territorio dai quali don Giuseppe non riesce a stare lontano. E nei quali è difficile vivere.
In alcuni territori italiani, o forse in tutti, anche se con forme diverse, gli equilibri di potere sono il risultato di un sistema di pesi e contrappesi molto delicato.
Prima di compiere qualsiasi movimento è necessario chiedersi: sopravvivere tutti o ferire qualcuno lottando per una vita migliore?
Le gesta degli uomini coraggiosi sono fondamentali, ricordano a tutti noi meno coraggiosi che qualcosa si deve fare per cambiare le cose; intervengono però su fili già tirati, su una complessa rete di ruoli già stabiliti dove all’estro di un attore non è concessa espressione.
È un problema ambientale e l’ambiente è fatto dalle persone che lo abitano.
Le dinamiche sempre uguali a sé stesse, per quanto malate, sanno essere rassicuranti e un individuale anelito rivoluzionario scatena una reazione volta a ristabilire lo status quo.
Le forze criminali, per vivere, devono poter controllare l’ambiente nel quale agiscono e lo fanno con ogni mezzo.
E allora manifestazioni innocue e simboliche o episodi violenti sono tutti parte di una casistica intimidatoria che punta a soggiogare una comunità, a reprimere ogni gesto di ribellione volto a turbare l’equilibrio.
Perché l’importante è che nulla cambi.
L’organizzazione è l’unica forma che il cambiamento può assumere. Il sistema va scardinato in più punti, secondo un disegno preciso, coinvolgendo più persone che recitino in ruoli diversi.
Così, forse, chi detta le regole sarà distrutto dalle nuove regole che una comunità deciderà di darsi.
E così, forse, ci sarà un nuovo equilibrio.
Sono nata a Chieti nel 1991 e vivo a Francavilla al Mare. Dopo i fondamentali studi classici ho deciso di trasferirmi a Roma, dove mi sono laureata in giurisprudenza, con una tesi in diritto amministrativo sul partenariato pubblico privato.
Ho una passione per tutto ciò che riguarda la comunicazione, dalla pubblicità al giornalismo, che spero mi porterà a vivere esperienze in diversi paesi del mondo: tutto è iniziato frequentando la redazione del quotidiano La Cronaca d’Abruzzo e contribuendo alla nascita del giornalino scolastico, per poi evolversi con la collaborazione sul portale per l’innovazione pubblica, che mi consente di approfondire tematiche settoriali relative alla Pubblica Amministrazione.
Mi piace veder crescere nuovi progetti e coordinare le attività di gruppo, mettendo in pratica tutte le mie capacità di mediazione e una fondamentale dose di buon senso.
Amo viaggiare ed in particolare modo visitare le grandi città, adoro il mare e tornare a Francavilla.
Ho una passione per D’Annunzio, il suo manierismo ed il suo egocentrismo, e cerco di passare più tempo possibile in compagnia dei miei amici.
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