Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Molti passi in avanti sono già stati fatti per quanto riguarda la lotta ai tumori correlati all’Hpv (Papilloma virus), ma ora la battaglia si fa sempre più serrata e l’obiettivo è quello di abbassare ulteriormente l’incidenza del cancro al collo dell’utero, della vulva, del pene, dell’ano e dell’orofaringe.
Un importante studio sul vaccino anti-Hpv nonovalente – condotto su 14.215 donne rintracciate in 105 strutture di 18 Paesi sparsi nel mondo – è stato pubblicato su The Lancet e conferma che quanto fatto finora risulta essere stato ineccepibile. Parliamo di una vittoria di non trascurabile entità, partendo dai dati forniti direttamente dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) secondo cui ogni anno il papilloma virus causa oltre 560.000 casi di tumore al collo dell’utero e circa 266.000 decessi. Numeri che spaventano, certo, ma grazie al Pap test e al test molecolare – ricordiamo che va eseguito ogni 3 e 5 anni rispettivamente fino ai 65 anni di età – la cifra si è notevolmente ridotta in tutti i Paesi avanzati.
A questo discorso va aggiunto l’importanza del vaccino contro il papilloma virus: dal marzo scorso la vaccinazione, in Italia, è entrata a far parte dei nostri Lea (Livelli essenziali di assistenza) ed è garantita gratuitamente dal Servizio sanitario nazionale alle ragazze dodicenni – al momento in Italia abbiamo già raggiunto il 65% di copertura – così come ai coetanei maschi.
A nostro beneficio abbiamo un vaccino bivalente – contro i ceppi 16 e 18 -, tetravalente – contro i ceppi 6, 11, 16, 18 – e nonovalente – contro i ceppi 6, 11, 16 e 18 più 31, 33, 45, 52 e 58 -.
Quanto all’ultimo studio cui accennavamo in apertura, pubblicato su Lancet e condotto dall’Università dell’Alabama Birmingham, i risultati sono molto incoraggianti: le donne scelte per il programma sono state scrupolosamente seguite, dopo la vaccinazione, per oltre sei anni e osservate tanto sia un punto di vista clinico sia da un punto di vista immunitario, per comprendere la risposta dell’organismo nella sintesi degli anticorpi diretti contro il Papilloma virus. Un lavoro intensivo e per nulla semplice ma fondamentale per capire la reale efficacia del vaccino nella prevenzione della malattia.
La metà del campione sotto osservazione era stata vaccinata con il tetravalente e l’altra metà con il nonovalente. I risultati sono stati straordinari: il vaccino a nove ceppi ha protetto contro i quattro genotipi di papilloma del tetravalente in modo simile all’altro e – cosa ancora più importante – ha dimostrato un’efficacia pari al 97,4% nel prevenire infezioni e malattie causate dai cinque genotipi di HPV aggiuntivi.
A proposito dello studio e dei risultati ottenuti, Sandro Pignata, direttore della UOC Oncologia medica uro-ginecologica all’Istituto Tumori di Napoli Fondazione Pascale, ha osservato: «Lo studio è un aggiornamento di qualche anno fa e rappresenta la conferma ulteriore dell’efficacia e della sicurezza del preparato, visto che ne indaga gli effetti dopo sei anni; il nonovalente permette di passare da una copertura del 70-75%, che è quella associata al tetravalente, a una del 90%. Rispetto al precedente inserisce ceppi che in particolare colpiscono ano e testa-collo. Stiamo parlando, quindi, di una protezione anche per gli uomini. Ricordiamo infatti – fa notare giustamente Pignata – che i ragazzi, vaccinandosi, proteggono se stessi, oltre che le donne».
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.