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Il Mare Nostrum, il Mediterraneo, nel corso di pochi anni ha visto aumentare la sua temperatura e la sua salinità. Lo hanno rilevato i ricercatori dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche di Venezia (Ismar-Cnr) pubblicandolo sulla rivista Scientific Reports . È stato infatti constatato che l’aumento delle temperature mette a forte rischio specie animali e vegetali che già si trovano in pericolo a causa dell’invasione di specie non autoctone provenienti anche dal canale di Suez, che è stato allargato nel 2015 di ben 37 chilometri.
Quel mare che è stato la culla di ogni civiltà, dai Fenici agli Egizi, dai Greci ai Romani, preda ambita per molti, sta ora subendo una forte mutazione a causa del riscaldamento globale. Del resto è facile comprendere come, in un bacino piccolo come il Mediterraneo, sia meno veloce il ricambio delle acque rispetto, per esempio, agli oceani. Infatti, mentre per il Mediterraneo si è rilevato un aumento della temperatura di 0,05 gradi all’anno, negli oceani l’aumento è stato di 0,005 gradi.
Dalla fine del 1993 a oggi la temperatura e la salinità dell’acqua, tra i 300 e i 600 metri di profondità, hanno subito variazioni decisamente rilevanti. Osserva la ricercatrice dell’Ismar-Cnr Katrin Schroeder: «Il Mediterraneo può essere assimilato a una macchina che importa acqua superficiale poco salata e di bassa densità dall’Atlantico, e la trasforma al suo interno mediante processi complessi che coinvolgono la produzione di acque più calde e salate, poi esportate verso l’Atlantico, dalle profondità dello Stretto di Gibilterra».
Le acque profonde del Mediterraneo sono da tempo un importante punto di riferimento per quanto riguarda i cambiamenti climatici, e l’Ismar-Cnr monitora da oltre 20 anni le caratteristiche dell’acqua nel Canale di Sicilia, punto di incontro tra il bacino occidentale e quello orientale del mare che, nel corso degli anni, ha dimostrato che temperatura e salinità erano sostanzialmente stabili.
Purtroppo i nuovi studi hanno evidenziato cambiamenti repentini di questi due indicatori: per circa mezzo secolo temperatura e salinità sono aumentate gradualmente poco a poco, mentre dal 2005 i parametri stanno crescendo a velocità più che raddoppiata rispetto a prima. Si parla quindi di “transizione del Mediterraneo occidentale“, un periodo di eventi che possono determinare un veloce passaggio verso un nuovo equilibrio che si ripercuoterà sull’ecosistema marino profondo.
La cosa non potrà che peggiorare se l’essere umano non attuerà un processo virtuoso per ridurre l’inquinamento e i gas serra. Pena, l’autodistruzione.
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