17 luglio 1566 – Muore Bartolomé de Las Casas, missionario domenicano che aveva dedicato la sua vita in difesa dei diritti degli indios in America. Dal 1512, anno in cui prende gli ordini, comincia la sua opera di predicazione, denunciando sistematicamente tutti i soprusi commessi dai popoli conquistatori. Tuttavia, le sue parole non fermano l’arroganza dei violenti, così il missionario decide di spostare la sua battaglia sul terreno della politica. Infatti, nel 1516 viene nominato procuratore universale e protettore degli indios e mette per iscritto le sue idee, improntate su principi di uguaglianza e fraternità. Sulle base di queste ultime, vengono redatte le Nuove Leggi delle Indie, ratificate da Carlo V.
Ma le leggi vengono successivamente revocate a causa degli interessi dei popoli conquistatori. Così pensa di rivolgersi al Papa e scrive una lettera in cui, per evitare lo sterminio degli indios, propone ai Paesi occidentali di utilizzarne una parte da impiegare nei lavori oltreoceano. De Las Casas non avrebbe mai potuto immaginarlo, ma in questo modo dà inizio a una vera e propria piaga nella storia dell’umanità: la tratta degli schiavi.
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