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A Tallin, in Estonia, il 6 e 7 luglio è convocata una riunione informale dei ministri dell’Interno dell’Unione Europea per parlare dell’emergenza migranti, ma il ministro estone Andreas Anvelt ha già preannunciato che non verrà data alcuna risposta concreta: “Ascolteremo dall’Italia quali sono stati i cambiamenti quest’ultima settimana per capire come affrontare la questione della protezione delle frontiere, dei porti e le relazioni con la Libia”.
L’afflusso dei migranti sulle coste italiane prosegue inarrestabile, gli sbarchi sono sempre più massicci. I numeri sono drammatici, tali da far temere il collasso. Solo il 30 giugno scorso, a Brindisi sono sbarcati ben 402 migranti, mentre altri 60 sarebbero dispersi nel canale di Sicilia. Viaggi della speranza per non morire di fame, di bombe, di guerre, di malattie, ma anche viaggi di annegamento in mare.
Il carico negativo all’anticipo della discussione ce lo aggiunge il presidente francese Emmanuel Macron che prende la palla al balzo per dire che l’80% dei migranti in Italia sono di tipo ‘economico’, dunque che non possono ottenere lo status di rifugiati. In sostanza, Macron ha detto che i richiedenti asilo saranno accolti, ma gli altri se li tenga pure l’Italia. Mariano Rajoy, premier spagnolo, ha dimostrato solidarietà all’Italia, ma non ha fatto menzione di cosa concretamente la Spagna potrebbe fare per il nostro Paese.
Parole, parole a vuoto che portano solo preoccupazione.
In realtà il nostro premier Paolo Gentiloni si attendeva dal ministro estone Anvelt qualcosa che desse un nuovo impulso allo sblocco della situazione creatasi che, nel frattempo, si è fatta davvero pesante e rischia di esplodere da un momento all’altro. Mentre l’Estonia intenderebbe dare priorità, afferma il ministro, a “un primo segnale sulla protezione delle frontiere, la riduzione al massimo dell’immigrazione illegale e i rimpatri, poi sarà più facile procedere sul resto”.
Poco dopo però il governo estone, non rimangiandosi quanto affermato, ha diffuso una nota in cui afferma: “si prendono molto seriamente le preoccupazioni dell’Italia e sebbene nessuna decisione ufficiale possa essere presa in una riunione informale, deve essere trovata rapidamente una soluzione per ridurre il flusso proveniente dalla Libia e alleviare il peso sugli stati membri alla frontiera, in particolare l’Italia”.
Abbiamo un disperato bisogno di Europa tutti quanti, ma proprio tutti. Come sperava Kohl, un grande europeista che ci ha appena lasciato, con sogni incompiuti. Invece siamo inesorabilmente soli: andiamo benissimo a salvare le banche, ma non esageriamo a salvare persone disperate.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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