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G7 Ambiente: questo quanto hanno deciso i ministri

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Si è concluso il G7 Ambiente, tenuto a Bologna, ed è arrivato il documento finale che è stato adottato all’unanimità fatta eccezione per gli Stati Uniti ai paragrafi 2 e 6 che hanno scelto di «non adottare queste sezioni del comunicato sul clima e sulle Multilateral development bank (Mdb, banche multilaterali per lo sviluppo), sulla base del recente annuncio di ritirarsi e cessare immediatamente l’implementazione dell’Accordo di Parigi e degli obblighi finanziari collegati».

I ministri dell’Ambiente degli altri 6 Paesi proseguono invece per l’unica strada possibile e a tal proposito Gian Luca Galletti ha dichiarato: «Indietro non si torna e l’Accordo di Parigi non è negoziabile. Noi siamo persone serie e un trattato multilaterale va rispettato e portato fino in fondo. Io giudico irresponsabile tentare di fermare la dichiarazione di guerra ai cambiamenti climatici e l’intero processo, mettendo a repentaglio lo schema degli accordi multilaterali che sono quelli che permettono di salvaguardare la posizione dei più deboli».

Anche perché, come ci tiene a spiegare Galletti, l’alternativa sarebbe quella di dar luogo ad accordi bilaterali che inevitabilmente finirebbero per favorire i Paesi più forti mettendo in difficoltà i più deboli. Un’assunzione di responsabilità che il ministro dell’Ambiente italiano sottolinea aggiungendo la necessità di saldare il debito ecologico che i Paesi industrializzati hanno nei confronti di quelli in via di sviluppo.

Nel corso della settimana che ha anticipato il documento finale, ha occupato un ruolo di rilievo la rassegna #All4TheGreen organizzata da Connect4Climate e, come prevedeva l’agenda, si è parlato dell’importanza dell’economia circolare. Un dibattito che ha visto al centro la partecipazione di volti noti del mondo imprenditoriale e associativo, come ad esempio Alessandro Russo del Gruppo Cap, Andrea Segrè di Last Minute Market, Lucio Cavazzoni di Alce Nero e il meteorologo Luca Mercalli.

Nessuno meglio di quest’ultimo poteva spiegare il valore di «rientrare nei limiti fisici imposti dalla natura per continuare a vivere in modo equo e degno su un Pianeta fatto di risorse finite. E l’economia circolare è uno dei “frutti più maturi” per riuscire nell’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura media globale fermando, parallelamente, la cementificazione e il consumo di suolo».

Ma il G7 Ambiente ha trovato una linea comune anche per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite da raggiungere entro il 2030, così come per la finanza sostenibile, l’inquinamento marino, la riforma fiscale per l’ambiente che si propone di abbattere ogni incentivo per i combustibili fossili.

L’agenda del G7 Ambiente prevedeva che si parlasse anche di Africa ed è stato fatto al paragrafo 9. Il Continente Nero, come sappiamo, è quello che ha risentito maggiormente dei cambiamenti climatici, generando una catena negativa di conseguenze: siccità, scarsi raccolti, fame e carestie, mancanza di acqua potabile. Pertanto, il governo italiano ha parlato di istituire «un centro con sede a Roma per facilitare lo scambio di informazioni sull’incremento dell’efficacia, delle sinergie e delle iniziative complementari in corso».

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