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In Russia continuano le repressioni da parte delle autorità ai danni della comunità Lgbt. In seguito a quanto accaduto in Cecenia (leggi l’articolo), molti manifestanti – riporta il quotidiano francese Le Monde – sono stati brutalmente picchiati durante una manifestazione pacifica che si è tenuta il 1° maggio a San Pietroburgo.
La polizia locale, già in tenuta anti-sommossa, ha accolto le centinaia di manifestanti che sventolavano bandiere delle pace e chiedevano giustizia, diritti e verità nei confronti delle gravi violazioni di diritti umani che stanno interessando gli omosessuali e i transessuali in Cecenia. Molti dei cittadini che hanno partecipato alla protesta sono stati interrogati, altri picchiati: essere gay in Russia continua ad essere ragione di persecuzione, essere cittadini eterosessuali che manifestano per i diritti altrui anche.
Come avevamo recentemente spiegato, un’inchiesta del quotidiano indipendente Novaya Gazeta aveva documentato l’esistenza di istituti penitenziari destinati alle persone omosessuali, rinchiuse tra le sbarre in quanto tali e con l’assurda giustificazione di orientamenti sessuali “non conformi” alla maggioranza dei cittadini.
Le autorità cecene avevano poi risposto a queste accuse aggravando in realtà la situazione, perché il Governo aveva fatto sapere che «semplicemente in Cecenia l’omosessualità non esiste; e semmai fossero presenti omosessuali, non sarebbe di certo un problema della legge, perché di loro si sarebbero già occupati i genitori».
Al di là dei deliri ceceni, il dirigente delle rete Lgbt Igor Kochetkov in Russia, ha dichiarato a Le Monde: «Secondo le nostre stime più di un centinaio di persone sono attualmente imprigionate in Cecenia; siamo di fronte a violenze di massa, con il ricorso a torture crudeli che prendono di mira una specifica categoria».
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