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L’uovo è uno degli alimenti più completi in natura. Altamente nutriente, contiene tutti gli aminoacidi essenziali per gli esseri umani e un grande numero di vitamine. Vedi un uovo e pensi alla gallina, la immagini razzolante e felice che emette il suo “coccodè” soddisfatta dopo aver deposto il suo uovo giornaliero fresco. Ma la realtà è un po’ diversa da questa, a parte le uova della zia che amorevolmente cura le sue bestiole nel cortile della cascina, si intende.
Tutti ormai sappiamo che la tracciabilità è stampata sull’uovo stesso, ricordando che il tipo di allevamento è così codificato:
0 significa biologico, allevamento a terra e all’aperto delle galline con ampi spazi di razzolamento;
1 significa allevamento a terra all’aperto con spazi minori di quello biologico;
2 significa allevamento a terra in capannoni con luce artificiale che annulla quindi lo spazio temporale giorno/notte;
3 significa allevamento in gabbia.
Su quest’ultimo tipo di allevamento Animal Equality Italia ha denunciato la tremenda verità che si nasconde, ispezionando diversi allevamenti di animali in gabbie e presentando situazioni che definire orribili è riduttivo.
Nelle visite ai capannoni sono infatti state trovate galline stipate in gabbie di dimensioni così ridotte da non potersi muovere e non poter dispiegare minimamente le ali; molte di loro presentano patologie gravi come la perdita delle piume e la caduta della cresta; galline morte e ormai decomposte insieme alle compagne ancora vive e che continuano a deporre uova; uova infestate da larve e insetti.
Galline private per tutta la loro vita della luce del sole, costrette a stare in equilibrio su una superficie inclinata – in modo che l’uovo prodotto scivoli nello spazio apposito – la cui prigionia terminerà solo e soltanto quando la loro produzione di uova diventerà scarsa. Verranno tolte dalla gabbia, lasceranno le compagne per avviarsi al macello e ogni parte di quel corpo fisicamente e psicologicamente martoriato verrà utilizzato per mangimi e simili.
Solo in Italia il numero di questi animali che vivono in modo così alienante ammonta a 64 milioni, una cifra esorbitante. A combattere questa crudeltà ci prova quotidianamente Animal Equality Italia, l’associazione animalista che, tra le altre cose, chiede di firmare una petizione per contrastare questa tipologia di allevamento.
È possibile farlo qui, ma segnaliamo che aprendo il link partirà il video-rapporto veramente scioccante di cui abbiamo parlato con pudore, per rispetto degli umani e delle galline.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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