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Giulio Regeni: un anno dopo la sete di verità non si placa

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Sono 46.709 i sottoscrittori dell’appello lanciato da Amnesty International per chiedere verità sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso esattamente un anno fa in Egitto. La sottoscrizione della petizione si è conclusa ieri, in occasione della drammatica ricorrenza.

Sono trascorsi esattamente 365, infatti, da quando la famiglia e gli amici del 28enne hanno perso per sempre il sorriso di Giulio e da quando l’Italia ha perso una delle sue menti più brillanti.

Regeni era un dottorando dell’Università di Cambridge nel Regno Unito. Si trovava in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università americana del Cairo. Il 25 gennaio 2016, in un clima di forte tensione per il quinto anniversario dell’inizio delle proteste che portarono alle dimissioni del presidente Hosni Mubarak, è uscito di casa per raggiungere i suoi amici a una festa di compleanno, dove non è mai arrivato. Dopo giorni di angoscia da parte della famiglia, il suo corpo, martoriato dalle torture, è stato ritrovato per caso il 3 febbraio nei pressi di Giza, lungo la strada che dal Cairo porta ad Alessandria.

Da allora la sete di verità legittima di chi lo amava ha ottenuto il sostegno di migliaia di attivisti di Amnesty International o di semplici cittadini, uniti con un’unica richiesta: #veritàperGiulio.

Anche noi di Felicità Pubblica abbiamo raccolto l’invito dell’Organizzazione internazionale per i diritti umani e da mesi ormai sulla nostra testata campeggia un banner giallo per ricordare che il brutale omicidio di Giulio Regeni è tutt’ora impunito. Ma non solo.

Come ricorda Amnesty, infatti, la brutale uccisione di Giulio Regeni ha scioccato il mondo, ma ha anche acceso i riflettori sul metodo delle sparizioni forzate praticato oggi in maniera sistematica in Egitto e che i ricercatori di Amnesty International hanno documentato attraverso fatti e testimonianze. Il quadro che ne risulta è allarmante: in media tre quattro persone al giorno sono vittime di sparizioni forzate nel Paese. Una strategia mirata e spietata diretta dall’Agenzia per la sicurezza nazionale che risponde al ministro degli interni egiziano Magdy Abd el-Ghaffar.

Ed è per questo che la petizione di Amnesty acquista un valore ancora più ampio. Perché non si tratta “semplicemente” di assicurare alla giustizia gli assassini e i mandati dell’omicidio di Giulio, ma di salvare la vita ad altre centinaia di persone potenzialmente in pericolo.

Di seguito il testo della petizione, indirizzata al procuratore generale de Il Cairo Nabil Sadek, che – ricordiamo – si è conclusa ieri ed è stata sottoscritta da 46709.

Egregio Presidente,
mi rivolgo a Lei in quanto sostenitore di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati.
Alla luce delle ultime ricerche di Amnesty International, La sollecito ad attuare immediate misure per porre fine alle sparizioni forzate, ai maltrattamenti e alle torture.
Chiedo che alle persone attualmente sottoposte a sparizione forzata sia garantita la possibilità di comunicare con le famiglie e gli avvocati e che tutti coloro che si trovano in stato di detenzione, solo per aver esercitato pacificamente la loro libertà di espressione e di associazione, siano rilasciati immediatamente e senza condizioni.
La sollecito inoltre a istituire una commissione d’indagine indipendente, che conduca indagini su tutte le accuse di sparizioni forzate, maltrattamenti e torture ai danni di detenuti da parte dell’Agenzia per la sicurezza nazionale, delle forze civili e militari di sicurezza, d’intelligence e di ogni altro genere.
Infine Le chiedo di avviare un’indagine approfondita e indipendente sull’omicidio del cittadino italiano e studente dell’università di Cambridge Giulio Regeni, a seguito del suo rapimento e delle torture subite, e di assicurare i responsabili alla giustizia.

Intanto nella giornata di ieri sono state moltissime le manifestazioni promosse in tutta Italia poer ricordare Giulio, chiedere verità e sostenere il dolore della famiglia. E nei giorni scorsi il sorriso di Regeni è comparso anche a Berlino, su un muro di Marienburger Strasse, nel quartiere Prenzlauer Berg (nella foto di copertina). Il ritratto è stato realizzato da El Teneen, pseudonimo di uno degli artisti più influenti d’Egitto, diventato noto per i suoi murales politici realizzati nella capitale egiziana dopo la Primavera araba del 2011.

 

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