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I beni di Expo donati a 194 istituzioni e realtà del Terzo settore

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Sono 194 i soggetti che potranno restituire una nuova vita ai beni mobili dismessi dopo la chiusura dell’Expo di Milano. Dopo un anno dalla chiusura dell’Esposizione Universale italiana, e dopo l’emanazione di 5 bandi al quale hanno partecipato ben 3501 realtà associative, sono state individuate le associazioni, i Comuni, le scuole o i gruppi non profit che potranno beneficiare delle donazioni di oggetti che altrimenti sarebbero andati sprecati.

Parliamo di 15 cucine, 1.650 tablet, migliaia di maglie, cappelli, cinture, felpe, zainetti di tela, per un valore totale di oltre 100 mila euro, messe a disposizione grazie al lavoro condotto dalla Fondazione Triulza, cuore della rete di Terzo settore che durante l’Expo aveva gestito il Padiglione della Società civile e che ora si è sobbarcata il lavoro di redistribuzione, e la Fondazione Cariplo che ha finanziato la manovra.

Un progetto ambizioso e complesso poiché non privo di una serie di ostacoli burocratici. «Per superare l’ostacolo è stata necessaria una complessa procedura», come ha spiegato Michele Saponara, membro del collegio di liquidazione della società, «che per fortuna però è andata a buon fine».

Ma chi sono dunque i beneficiari di questi beni? Innanzitutto è bene specificare che tra i criteri di assegnazione – stilati da un Comitato composto anche da rappresentanti di Ministero dell’Economia, Regione, Città metropolitana, Comune e Camera di Commercio – ce ne era uno fondamentale, ossia che tutte le realtà doveva essere situate in un raggio di 350 chilometri dalla sede di Expo, per abbattere costi e inquinamento da trasporto.

Ed ecco, dunque, che ad esempio ai volontari della Protezione civile di Rozzano (Milano) è andata una delle 15 cucine dei cluster (solo per quelle erano arrivate 1.209 domande) con la quale in situazioni di emergenza potranno essere distribuiti 1.800 pasti caldi in poche ore. C’è poi l’Associazione per l’assistenza a carcerati e famiglie di Busto Arsizio, che potrà contare sui capi di vestiario ereditati dagli operatori Expo; o la Fondazione Arché, che destinerà altri capi di abbigliamento e zainetti a una missione in Africa. Spazio poi a tante scuole, come l’istituto Cadorna, che ora avrà venti tablet in più per i suoi studenti. E poi tante e tante altre realtà ancora fino ad arrivare a 194,con l’obiettivo di riutilizzare dei beni praticamente nuovi evitando uno spreco da 100 mila euro.

«Nutrire il Pianeta», ha commentato il presidente di Fondazione Triulza e del Comitato Guida, Sergio Silvotti, «per noi non è mai stato un semplice slogan ma un impegno da portare avanti anche dopo Expo. E la consegna di oggi, che non è ancora finita, dimostra che la lotta allo spreco si può fare. Basta volerlo».

 

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