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ActionAid in Tanzania: una bella vittoria contro il land grabbing

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Le vittorie vanno festeggiate e quella di ActionAid in Tanzania è una vittoria vera.

Il tema è quello del land grabbing, l’acquisizione di enormi superfici di terra da parte di grandi imprese, soprattutto multinazionali, a scapito delle popolazioni locali. In occasione di Expo 2015 tante voci si sono levate per protestare perché questo tema, assolutamente centrale, non è stato affrontato in maniera adeguata nel dibattito preparatorio e, tanto meno, nei documenti ufficiali. Papa Francesco nell’Enciclica “Laudato sii” ha condannato esplicitamente la “sottrazione” di terre alle popolazioni, le attività speculative finanziarie che generano volatilità dei prezzi dei beni di primaria necessità, la privatizzazione delle risorse idriche e delle foreste.

Peraltro il 29 giugno  le Commissioni Esteri e Attività produttive della Camera dei Deputati hanno votato all’unanimità una risoluzione sul land grabbing, un atto di indirizzo che segnala i rischi di violazione dei diritti umani associati agli investimenti su larga scala in terra e agricoltura e raccomanda al Governo italiano di “adottare una serie di misure mirate a mitigare tali rischi e orientare gli investimenti verso la promozione di modelli di agricoltura sostenibile e il rispetto dei diritti legittimi alla terra, formali e informali, e delle comunità locali”.

Nelle pagine successive troverete il resoconto della vicenda che riguarda la comunità di Bagamoyo in Tanzania: dapprima il testo del comunicato pubblicato sul sito di ActionAid Italia e, a seguire, la sintesi in italiano del documento di denuncia a base della mobilitazione.

Una brevissima considerazioni a margine. La vicenda dimostra, ancora una volta, che quando c’è partecipazione e mobilitazione le regole e il rispetto della verità diventano dirimenti. Informazioni lacunose, false promesse, pressioni indebite sono alla base di ogni operazione speculativa. Fino a quando tutto avviene in silenzio, coinvolgendo solo le parti direttamente interessate, le comunità locali sono destinate a soccombere. Altra cosa quando qualcuno riesce ad accendere un faro sulla vicenda, portando a conoscenza dell’opinione pubblica gli autentici termini dell’operazione. Questo è il grande merito di ActionAid: raccogliere informazioni, mobilitare l’opinione pubblica internazionale, sensibilizzare governi e autorità, sostenere la popolazione locale. Un grande aiuto per un mondo più giusto.

In Tanzania, un’azienda svedese voleva strappare a 1.300 persone la terra di cui vivevano. Ma noi li abbiamo fermati! La Terra è Vita.

Non c’è affermazione più vera per le comunità di Bagamoyo, in Tanzania, che affidano la loro sopravvivenza all’agricoltura.

Il progetto dell’azienda svedese EcoEnergy, che prevedeva lo sfruttamento di oltre 20mila ettari di terra, conferiti dal Governo della Tanzania per la coltivazione della canna da zucchero, avrebbe privato gli abitanti di Bagamoyo dell’unica fonte di sussistenza.

La vita di oltre 1.300 persone, mai adeguatamente consultate e informate dall’azienda e dal governo sui veri rischi del progetto e mai messe in condizione di poter rifiutare, era seriamente in pericolo.

Non potevamo restare a guardare. Per questo abbiamo lanciato la campagna #LANDforBagamoyo: il progetto della EcoEnergy doveva essere fermato, gli abitanti di Bagamoyo avevano il diritto di decidere sulla propria vita!

È stata una battaglia durissima, durata quasi 2 anni. Le autorità locali e il governo tanzanese hanno tentato in tutti i modi di impedire la pubblicazione del rapporto “Take Action: Stop EcoEnergy’s Land Grab in Bagamoyo, Tanzania” che nel marzo 2015 ha reso pubblico e fatto esplodere il caso. Il management di ActionAid Tanzania è stato convocato con urgenza negli uffici del governo, le autorità locali hanno minacciato di toglierci l’autorizzazione ad operare nel Paese.

I rischi erano grandi, la decisione di pubblicare il rapporto, difficile da prendere. Ma era in gioco la vita di 1.300 persone e non potevamo tirarci indietro.

Dopo il lancio del rapporto le minacce contro ActionAid Tanzania e gli stessi membri dello staff sono diventate sempre più serie, ma non ci siamo persi d’animo, anzi, il nostro lavoro di lobby e advocacy sul caso Bagamoyo è stato portato avanti con maggiore convinzione.

Poco dopo la nostra denuncia, i principali finanziatori del progetto, SIDA, hanno ritirato i finanziamenti a EcoEnergy, portando ad un rapido ridimensionamento delle operazioni previste dal progetto.

Le evidenze nel rapporto erano innegabili e la pressione sul governo aumentava anche a livello internazionale, con le migliaia e migliaia di firme che continuavano ad arrivare (quasi 36.000 solo dall’Italia).

Pochi giorni fa è arrivata la notizia che tutti aspettavamoil nuovo governo tanzanese (insediatosi a ottobre 2015) ha deciso di bloccare il progetto di EcoEnergy.

Una grande vittoria per ActionAid, i nostri partner e, soprattutto, per le comunità di Bagamoyo. Un grande vittoria ottenuta con l’aiuto dei nostri sostenitori. GRAZIE A TUTTI VOI!

Nel mondo, purtroppo, restano ancora moltissimi casi di accaparramento illegittimo di terra (land grabbing) da parte di governi e aziende senza scrupoli, a scapito della popolazione. La nostra battaglia, a livello nazionale e internazionale, continua. I primi successi a Bagamoyo, ma anche in Senegal, ci confermano che siamo sulla buona strada.

Partecipare e Vincere insieme!
È ORA DI AGIRE

Fermiamo il furto delle terre di Bagamoyo, in Tanzania, da parte di EcoEnergy – Marzo 2015

Le comunità rurali nel distretto di Bagamoyo, in Tanzania stanno subendo l’esproprio delle loro terre a causa di un progetto progetto di una società svedese, EcoEnergy, che ha l’obiettivo di creare una piantagione di canna da zucchero sfruttando oltre 20.000 ettari di terreno in quella zona per i prossimi 99 anni. Benché la società abbia condotto consultazioni con gli abitanti interessati, ActionAid ha scoperto che alla maggior parte non è stata offerta la possibilità di un reinsediamento, oltre a non aver ricevuto le informazioni chiave sugli effetti irreversibili che il progetto potrebbe avere sulla loro vita e sul loro diritto al cibo e alla terra. Dal momento che non ha ottenuto il consenso libero, preventivo e informato da parte di tutte le comunità coinvolte dal progetto, EcoEnergy si sta appropriando delle terre di quelle comunità.

Il piano di EcoEnergy di creare una piantagione di canna da zucchero è uno dei cavalli di battaglia della Nuova alleanza per la sicurezza alimentare e la nutrizione, l’iniziativa del G8 per l’agricoltura in Africa. La Nuova Alleanza è un insieme di accordi che assegnano alle grandi imprese un ruolo chiave nello sviluppo agricolo del continente e che esigono da parte dei governi africani incentivi all’industria agroalimentare e un maggiore accesso a sementi, terreni, acqua, manodopera e mercati – molte volte a discapito delle comunità locali.

A oltre due anni dal suo lancio, ActionAid e numerose organizzazioni della società civile ritengono che la Nuova Alleanza sia discriminatoria contro i piccoli agricoltori e che metta a rischio la sicurezza alimentare, la nutrizione e la realizzazione progressiva del diritto all’alimentazione in Africa. In Tanzania, alla Nuova Alleanza partecipano l’Unione europea e i governi di Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Germania, Giappone e Russia. Il progetto di EcoEnergy riceve inoltre il sostegno diretto della Banca africana di sviluppo, del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo e dall’Agenzia svedese per lo sviluppo internazionale.

Assenza di scelta e consultazione

Secondo EcoEnergy il progetto apporterà molti benefici per le comunità locali, ma questa ricerca mette in rilievo numerosi problemi. Nelle prime fasi circa 1.300 persone – in gran parte agricoltori – perderanno in parte o del tutto le loro terre e/o le loro case. Nelle fasi successive si verificheranno ulteriori espropriazioni, tanto che, secondo ActionAid, potrebbero essere colpite diverse centinaia di persone. EcoEnergy ha promesso una compensazione in denaro o in terreni per gli agricoltori che saranno fisicamente ed economicamente colpiti. Tuttavia, alcune persone che abbiamo intervistato si sono lamentate per la qualità delle terre proposte e per la mancanza di impegni vincolanti da parte dell’impresa. Il processo di acquisizione dei terreni non è stato trasparente, poiché non sono state rese pubbliche informazioni cruciali. Soprattutto, alla maggior parte delle persone colpite non è stata offerta la possibilità di decidere se venire reinsediata o meno, ma solo la possibilità di scegliere tra una compensazione in denaro o in terreni per il reinsediamento: sono due cose diverse. ActionAid ritiene, quindi, che questo progetto non rispetti il principio del consenso libero, preventivo e informato.

Agricoltura contrattuale rischiosa

EcoEnergy propone di stabilire un programma di agricoltura contrattuale in cui 1.500 piccoli agricoltori userebbero le terre del villaggio per formare da 25 a 35 “block farm”, in cui circa 50 coltivatori forniranno lo zucchero alla compagnia a un prezzo prestabilito. Tuttavia, i colloqui avuti sia con EcoEnergy sia con gli agricoltori confermano che molti contadini locali sono ignari dei dettagli di tale modello, che presenta rischi potenziali per i piccoli coltivatori e comporta un grosso cambiamento nei metodi di sussistenza e nella sicurezza alimentare della zona.

Ciascun gruppo di 50 agricoltori dovrebbe creare la propria azienda agricola satellite, che a sua volta dovrà chiedere prestiti elevatissimi di almeno 800.000 dollari – l’equivalente di circa 16.000 dollari a persona – una somma che è 30 volte il salario annuale minimo per l’agricoltura in Tanzania. Altrettanto preoccupante è che, secondo le stime più ottimiste di EcoEnergy, quelle aziende agricole impiegheranno sette anni per ripagare il prestito e iniziare a percepire i profitti. Fino ad allora, gli unici guadagni degli agricoltori verranno dal loro lavoro nelle fattorie, quindi saranno probabilmente bassi, poiché i salari minimi per l’agricoltura in Tanzania ammontano ad appena 44 dollari al mese. Le aziende agricole, inoltre, avranno scarso potere di contrattazione quando chiederanno i prestiti alle banche e quando dovranno stabilire il prezzo al quale vendere lo zucchero alla compagnia.

EcoEnergy ha riferito ad ActionAid che tali rischi sono normali e possono essere mitigati. Ciononostante, riteniamo il fatto che molte delle persone che verranno sradicate non siano state informate dei dettagli del programma né tantomeno dei rischi elevati che corrono rispetto ai potenziali vantaggi (come i salari bassi per un lungo periodo di tempo) un fallimento nell’ottenimento del loro consenso libero, preventivo e informato – nonché un fallimento di EcoEnergy nel rispettare gli standard internazionali.

Vantaggi economici poco chiari

Esistono poche informazioni verificabili in merito ai benefici economici del progetto. Secondo EcoEnergy, il progetto infonderà dai 45 ai 50 milioni di dollari all’anno nell’economia locale, ma ActionAid stima, in base alle scarse cifre disponibili, che quella somma potrebbe essere molto inferiore, tra 8,55 milioni e 11,5 milioni di dollari l’anno, derivanti principalmente dalla creazione di lavori diretti e indiretti e dai salari derivati dal modello delle aziende agricole satelliti. In aggiunta, EcoEnergy ha più volte fornito informazioni fuorvianti riguardo alle tasse che pagherà o alla partecipazione del Governo al progetto. L’azienda ha affermato, durante le presentazioni, che il Governo avrà una quota partecipativa del 25% nel progetto. In realtà, questa ammonterà al 10% nei primi 18 anni, per arrivare al 25% solo nel diciannovesimo anno. Altre informazioni da parte della società dichiarano che EcoEnergy pagherà il 30% di imposta sul reddito d’impresa, mentre la ricerca di ActionAid ha rilevato che la compagnia ha ottenuto una moratoria fiscale di 10 anni. Il contratto di rendimento del progetto non è mai stato reso pubblico, perciò, i dettagli sulle imposte e le esenzioni non sono visionabili. Inoltre, il materiale disponibile non specifica quali salvaguardie o obblighi contrattuali e legali l’azienda abbia nei confronti della comunità locale.

ActionAid lavora nel distretto di Bagamoyo fin dal 2004 a sostegno della comunità con progetti per l’educazione, i diritti delle donne, la sicurezza alimentare e i diritti alla terra. In seguito alla ricerca sul progetto di EcoEnergy condotta tra gennaio e agosto 2014, abbiamo comunicato le nostre maggiori preoccupazioni all’azienda. Quest’ultima ha iniziato ad affrontare parte dei problemi sollevati, ad esempio assegnando terre ai pastori, migliorando il processo di consultazione in alcune aree, cercando di ridurre i rischi del modello delle aziende agricole satelliti e pubblicando sul proprio sito web maggiori informazioni. Tuttavia, crediamo che non si stia occupando di alcune questioni fondamentali, soprattutto in merito all’acquisizione delle terre e del modello delle aziende agricole satelliti in modo abbastanza approfondito da consentire alle comunità di decidere liberamente.

Raccomandazioni

In sostegno delle donne e degli uomini del distretto di Bagamoyo, ActionAid chiede al Governo della Tanzania di bloccare il progetto e a EcoEnergy di condurre un nuovo giro di consultazioni che rispetti il principio del consenso libero, preventivo e informato. In questo modo, le comunità avrebbero la possibilità di accettare o rifiutare il reinsediamento, considerare forme diverse di compensazione, discutere i vari modelli di aziende agricole satelliti e di prendere in esame eventuali alternative al progetto di EcoEnergy o di poterlo modificare. Tutte le informazioni dovrebbero essere basate su informazioni adeguate e sufficienti. EcoEnergy dovrebbe adeguarsi a queste raccomandazioni, in particolare rendendo noti alla comunità i suoi obblighi, le proiezioni economiche e le salvaguardie finanziarie.

ActionAid chiede ai governi donatori di assicurare la trasparenza e il dialogo in questo progetto. I governi che sostengono la Nuova Alleanza dovrebbero interrompere ogni partecipazione e appoggio sostituendola con iniziative reali in sostegno dei piccoli produttori alimentari e per il progresso dell’agricoltura sostenibile.

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