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“Operiamo affinché ogni individuo (bambino o adulto) che si trovi ad affrontare le difficoltà e i disagi legati alla condizione di essere dislessico, possa essere adeguatamente aiutato”. E’ questa la missione principale della Fondazione Italiana Dislessia, una Onlus che persegue finalità di solidarietà sociale e ricerca scientifica, con peculiare riferimento alle implicazioni che i Disturbi Evolutivi Specifici dell’Apprendimento, meglio conosciuti con l’acronimo DSA, comportano in campo sanitario, scolastico, lavorativo e sociale.
La Fondazione opera in modo sinergico con l’Associazione Italiana Dislessia, suo fondatore unico, e con il sostegno dei suoi partner, progetta, realizza e supporta iniziative grazie alle quali si renda possibile ampliare la consapevolezza e la sensibilità della società civile rispetto alle difficoltà e ai disagi che i dislessici si trovano ad affrontare nella loro quotidianità.
Tra queste iniziative c’è anche DSA Progress for Work, un progetto finalizzato alla validazione di un insieme di prassi “Dyslexia friendly” in grado di fornire alle imprese gli strumenti idonei per individuare e valorizzare potenziali talenti, valutandone le reali potenzialità sulla base delle effettive capacità.
A raccontare meglio l’iniziativa e più in generale l’operato della Fondazione è la vice presidente Susanna Marchisi.
Di seguito il testo dell’intervista video.
Quando nasce la Fondazione Italiana Dislessia e con quali finalità?
Fondazione Italiana Dislessia nasce nel 2009. In realtà è negli ultimi 3 anni in cui abbiamo incrementato, come consiglio di amministrazione e come Fondazione stessa, l’attività. Ci siamo staccati in modo autonomo come Onlus dall’Associazione Italia Dislessia.
Quali sono i Dsa e quante le persone che ne sono colpite?
I disturbi specifici dell’apprendimento sono: la dislessia, che è quella più conosciuta che è la difficoltà nella lettura; quando invece della lettura parliamo di calcoli matematici si parla di discalculia; poi parliamo di disortografia quando ci sono molti errori di tipo ortografico nella scrittura; disgrafia quando la grafia non è completamente corretta, quindi può essere che la persona con nquesto tipo di DSA non inquadri perfettamente la riga di scrittura, scriva storto, non stia nella pagina, ecc. Molto spesso però si parla soltanto di persone dislessiche intendendo tutto, o una di queste caratteristiche, o due, o anche tutte. Per quanto riguarda la popolazione italiana, si stima che circa il 4% soffra dei disturbi specifici dell’apprendimento, che non è una media molto alta rispetto all’Europa. Perché in Europa, parliamo soprattutto delle lingue inglesi o del Nord dell’Europa, la percentuale in cui non c’è caratteristica tra i fonemi e i grafemi, è all’incirca del 10%.
Cosa riguarda il progetto DSA Progress for work e quali obiettivi si pone?
Il Progress for Work è un progetto di Fondazione Italiana Dislessia che ha come obiettivo l’inserimento dei giovani con DSA nel mondo del lavoro. L’obiettivo è che siano riconosciuti, a livello di selezione, inserimento e sviluppo professionale, i talenti che questi ragazzi hanno, molto spesso delle caratteristiche estremamente importanti alla luce delle ricerche che fanno le aziende. Quindi caratteristiche di modo diverso di risolvere i problemi, porsi di fronte a dei progetti in modo innovativo, dovute proprio al loro modo di ragionare per superare le loro difficoltà. Hanno un approccio estremamente interessante che le aziende dovrebbero, e in alcuni casi stanno già iniziando a fare, sfruttare al meglio.
In che modo chi volesse può aiutare la Fondazione?
Con il 5 per mille, come tutte le Onlus, e poi facendo delle donazioni per supportare dei progetti, come quello di cui ho appena parlato.
Qual è secondo lei il fattore più importante per il raggiungimento della felicità pubblica?
La domanda è molto impegnativa, come le avranno detto immagino altre persone nella mia stessa condizione. Se vogliamo riferirci particolarmente al mio contesto, di Fondazione Italiana Dislessia, noi aspireremmo molto che il talento, l’impegno, l’intelligenza diciamo anche diversa di questi ragazzi, che questi valori e questi talenti siano sfruttati al meglio.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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