Era l’estate dello scorso anno quando Yusra Mardini, una ragazza siriana di 18 anni, si tuffò dal barcone che stava affondando nelle acque del Mare Egeo con circa 20 migranti al suo interno. Insieme a un paio di altri migranti, riuscì a trascinare in salvo la comitiva sulle coste dell’isola di Lesbo nuotando per ben tre ore.
Oggi è trascorso praticamente un anno da quel giorno e Yusra Mardini è stata convocata per partecipare alle Olimpiadi di Rio 2016. «Sono felicissima, non posso spiegare quanto sono felice – ha dichiarato la ragazza – e quando me lo hanno detto ho pianto».
Per la prima volta, infatti, come annunciato dal Comitato Olimpico Internazionale (Coi), alle Olimpiadi gareggerà una squadra di rifugiati composta da due nuotatori siriani, due judoka provenienti dalla Repubblica Democratica del Congo, e sei corridori provenienti da Etiopia e Sud Sudan. Gli atleti tutti fuggiti da violenze e persecuzioni nei loro Paesi e hanno cercato rifugio in luoghi come il Belgio, la Germania, il Lussemburgo, il Kenya e il Brasile.
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