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Avventurarsi nelle caverne più remote del mondo, in particolare quelle del Venezuela, è la sua passione e il suo lavoro. Lui si chiama Francesco Sauro, ha 31 anni, vive a Padova e di professione fa lo speleologo.
E proprio nel Paese dell’America Meridionale Sauro ha scoperto, insieme ad altri speleologi, Imawarì Yeuta, ossia “la casa dove dimorano gli dei” in lingua indigena Pemon Kamarakoto, il più grande sistema di grotte nelle quarziti al mondo, un dedalo di laghi color violetto con cristalli di minerali, sacro per i popoli locali. Un’importante scoperta geografica che gli è valso di essere inserito dal settimanale statunitense Time nella lista dei dieci leader mondiali di nuova generazione che stanno contribuendo al cambiamento del Pianeta.
Come ha raccontato Sauro: «Le grotte sono i migliori archivi del tempo, dell’evoluzione del paesaggio e della vita. Ogni traccia qui è conservata in misura maggiore rispetto alla superficie».
Sauro fin da piccolo ha coltivato il suo interesse per le caverne, trasmesso dal padre che era un esploratore di grotte. A soli tre anni, infatti, fu portato dal padre ad esplorare gli interni dei Monti Lessini, a nord di Verona. Poi i suoi studi in geologia hanno fatto crescere ancora di più la sua curiosità spingendolo anche in spedizioni internazionali.
Sino a poco tempo fa, il geologo lavorava come insegnante a contratto all’Università di Bologna. Ma per mancanza di fondi ha perso il posto di lavoro. Le sue ricerche sono state da sempre supportate da un paio di associazioni, quali La Venta Esplorazioni Geografiche in Italia e il Theraphosa Exploring Team in Venezuela, e da governi esteri.
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