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Giornata mondiale del turismo responsabile

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Il 2 giugno si è celebrata la giornata mondiale del turismo responsabile, organizzata dalla Coalition Internationale pour un Tourisme Responsable (CITR) e arrivata alla sua decima edizione. La giornata ha l’obiettivo di informare, educare e convincere i principali stakeholder (professionisti, governi, ONG nazionali e internazionali) dell’importanza del turismo responsabile.

La prima edizione risale al 2007 e ha avuto come tema il contrasto al turismo sessuale, un crimine che oltrepassa le frontiere dei singoli paesi. Nel 2008 il tema è stato “Il turismo come strumento di lotta alla povertà”, nel 2009 “Turismo e risorse idriche”, nel 2010 “Il patrimonio rurale, un risorsa essenziale per un turismo fonte di sviluppo dei territori”; nel 2011 la giornata mondiale è stata dedicata al turismo sostenibile, nel 2012 ai cambiamenti climatici, nel 2013 il tema è stato “Le isole, laboratori di turismo sostenibile”, nel 2014 “Socialità e solidarietà, i valori per un turismo innovativo!”, mentre nel 2015 è stato affrontato il tema della comunicazione del turismo responsabile.

La decima edizione, quella di quest’anno, ha avuto per titolo “Turismo come strumento per contribuire alla pace”. Questa breve rassegna dei temi affrontati nelle giornate mondiali chiarisce, più di molti discorsi, quale sia la natura del turismo responsabile. Ma per fornire un quadro ancora più preciso intendiamo avvalerci del contributo dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile (AITR) di cui abbiamo avuto modo di parlare in diverse altre occasioni. In particolare, vogliamo soffermarci sulla definizione di turismo responsabile fornita nel portale www.aitr.org

DEFINIZIONE DI TURISMO RESPONSABILE
Adottata dall’assemblea di AITR in data 9 ottobre 2005 a Cervia.

Il turismo responsabile è il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto a essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori.

Nella pratica, questa affermazione si traduce nella tendenza degli operatori turistici sensibili ai temi della responsabilità sociale d’impresa, della sostenibilità ambientale, della equità di genere e alle buone pratiche in generale, a fare molta attenzione a che il turismo responsabile sia ideato, realizzato e complessivamente gestito in maniera tale da non generare dei fenomeni di iniquità sociale ed economica, soprattutto a danno delle popolazioni delle regioni ospitanti il turismo stesso.

Questo significa che tutti gli “attori” di una esperienza di turismo responsabile, e quindi “il turista”, l’”organizzatore” e la comunità locale ospitante devono essere consapevoli (e qualora non lo siano tutti noi dovremo operare affinché lo diventino) di essere ognuno, per ciò che lo riguarda, coinvolto in un rapporto che non deve essere “focalizzato” sulle esigenze solamente dell’uno o dell’altro, o nel quale le esigenze dell’uno prevalgono su quello dell’altro bensì in una dinamica complessa in cui tutti devono rispettare, preservare (e a volte ideare ex novo) gli equilibri funzionali ad una sana, sostenibile e redditizia sopravvivenza degli altri protagonisti dell’esperienza turistica.

E’ oramai chiaro a tutti gli operatori di settore che non esiste una sola definizione di turismo responsabile, e che è non possibile (o meglio, non sarebbe ragionevole) dare una spiegazione accettabile di questa pratica identificandola (o peggio sovrapponendola), di volta in volta, con altre pratiche che, invece, ne sono solo accezioni o specificazioni, ovvero: “turismo consapevole”, “ecoturismo”, “turismo culturale”, “turismo comunitario”, “turismo sostenibile”, “turismo equo-solidale”.

Il turismo responsabile, in realtà, può essere attuato attraverso la “somma” di queste pratiche, o attraverso la scelta di realizzare viaggi che si ispirino anche solo ad una di esse, che però sia correttamente esercitata e non entri in conflitto con le altre.

Ad ognuna di queste pratiche, infatti, si deve riconoscere la dignità di specificazione del “turismo responsabile”, ma al tempo stesso nessuna di esse, se vuole tradursi in un esempio autentico di turismo responsabile, può pretendere di non avere riguardo e rispetto delle implicazioni che sono sottese e che discendono dalle conseguenze altre.

In pratica è sicuramente una buona pratica quella dell’ecoturismo attuato nel rispetto dell’ecosistema all’interno del quale si svolge il viaggio, ma se questa si riducesse solo al rispetto dell’ambiente e non contenesse in se stessa anche gli elementi basilari del rispetto dell’elemento umano e sociale che compartecipa alla sua attuazione (ad esempio quindi trascurasse di verificare e pretendere il rispetto dei diritti dei lavoratori coinvolti nella realizzazione del pacchetto eco-turistico), non sarebbe un autentico esempio di turismo responsabile ma piuttosto rischierebbe di divenire una pratica ingannevole che “nasconde” i propri vizi celebrando solo “alcune” sue virtù.

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