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E’ stato presentato ieri a Milano “Realizzare i diritti dei bambini”, il primo manuale europeo per i diritti dei bambini fuori famiglia. Un lavoro pensato e realizzato dall’organizzazione internazionale Sos Villaggi dei bambini, e rivolto ai professionisti dell’accoglienza etero-familiare.
Il percorso che ha portato alla presentazione di questo primo manuale europeo ha visto il supporto anche di Consiglio d’Europa, Regione Veneto, Provincia di Trento, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Istituto degli Innocenti, Eurochild, il Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minori Cncm, Associazione Agevolando. Scopo principale di tale lavoro è una maggior partecipazione dei minorenni al proprio progetto educativo e una maggior consapevolezza dei diritti.
Come spiega il Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza Massimo Pagani: «la presentazione di questo manuale dei diritti è stato fondamentale anche per aprire un confronto diretto con il Ministero, in modo che possa seguire anche un adeguato sostegno economico alle azioni messe in campo».
Secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i minorenni fuori famiglia nel nostro Paese sono 28.449. In Lombardia, nel 2014 il fenomeno interessava circa 3.940 soggetti tra 0 e 17 anni, di cui 2.303 minori in affidamento familiare e 1.737 accolti in strutture residenziali.
L’organizzazione SOS Villaggi dei Bambini da anni è impegnata nell’accoglienza di bambini privi di cure familiari o temporaneamente allontanati dalle famiglie e nello sviluppo di programmi di prevenzione all’abbandono e di rafforzamento familiare in Italia e in altri 132 paesi e territori del mondo.
«Attraverso il manuale “Realizzare i diritti dei bambini”», afferma Maria Grazia Rodriguez Y Baena, presidente di SOS Villaggi dei Bambini, «inizierà la formazione dei professionisti dell’accoglienza etero-familiare per avere un approccio incentrato interamente sui diritti. Apportare un cambiamento positivo nelle vite dei bambini e dei ragazzi in accoglienza etero-familiare non significa infatti intervenire solamente sulle strutture e sulla qualità delle modalità di accoglienza in modo puntuale, ma anche lavorare sulle prassi operative dei professionisti che lavorano in tali strutture».
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