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Un’economia, quindi, “che non riguarda solo ciò che succede a valle della produzione e del consumo, ma parte dalla progettazione di un sistema più efficiente nell’uso di risorse: con l’utilizzo massiccio delle fonti e delle risorse rinnovabili; con chi produce (e anche chi consuma) responsabile dell’intero ciclo di vita del prodotto; con una forte capacità di innovazione e un design di prodotto fatto per durare, per il disassemblaggio, il riciclaggio e il riutilizzo.” (Waste End. Economia circolare, nuova frontiera del made in Italy, Quaderni di Symbola marzo 2015).
L’Unione Europea da tempo si misura con le molteplici implicazioni di questo ampio tema e recentemente ha messo a punto un articolato pacchetto di misure che comprende la revisione di alcune proposte legislative sui rifiuti e un piano d’azione a carattere generale. In particolare si tratta della Comunicazione L’anello mancante: un piano d’azione europeo per l’economia circolare, adottata dalla Commissione Europea il 2 dicembre 2015 (leggi articolo).
Le modifiche legislative riguardano: la Direttiva 1999/31 EC (discariche di rifiuti), la Direttiva 94/62 EC (imballaggi e rifiuti di imballaggio), il Gruppo di direttive 2003/53 EC sui veicoli fuori uso, 2006/66 EC relativa a pile e accumulatori e ai rifiuti di pile e accumulatori, 2012/19 EC sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, nonché la Direttiva 2008/98 EC (direttiva quadro rifiuti).
Come ricordato dal nostro Ministero dell’Ambiente “il piano d’azione sull’economia circolare integra tali proposte stabilendo misure che fungono da “anello mancante” nell’economia circolare e affrontano tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: dalla produzione al consumo, fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie. Il piano d’azione include anche un certo numero di interventi volti al superamento delle barriere del mercato in specifici settori, come la plastica, i rifiuti alimentari, le materie prime critiche, la costruzione e la demolizione, le biomasse e i bioprodotti. In questo contesto svolgeranno un ruolo cruciale strumenti trasversali quali l’eco-innovazione, gli appalti pubblici verdi e gli strumenti europei di finanziamento e di investimento”.
Per approfondire l’argomento proponiamo ai nostri lettori un testo pubblicato sul portale della Commissione che, attraverso un’ampia serie di domande e risposte, spiega anche ad un pubblico di non specialisti il punto di vista dell’Unione e i contenuti del Pacchetto recentemente varato.
Cos’è l’economia circolare?
Per garantire una crescita sostenibile nell’UE dobbiamo usare le risorse a nostra disposizione in un modo più intelligente e sostenibile. È chiaro che il modello lineare di crescita economica seguito nel passato non è più adatto alle esigenze delle società moderne in un mondo globalizzato. Non possiamo costruire il nostro futuro su un modello “usa-e-getta”. Molte risorse naturali non sono infinite: dobbiamo trovare un modo di utilizzarle che sia sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico, e rientra anche nell’interesse economico delle imprese fare il miglior uso possibile delle loro risorse.
In un’economia circolare il valore dei prodotti e dei materiali si mantiene il più a lungo possibile; i rifiuti e l’uso delle risorse sono minimizzati e le risorse mantenute nell’economia quando un prodotto ha raggiunto la fine del suo ciclo vitale, al fine di riutilizzarlo più volte e creare ulteriore valore. Questo modello può creare posti di lavoro sicuri in Europa, promuovere innovazioni che conferiscano un vantaggio competitivo e un livello di protezione per le persone e l’ambiente di cui l’Europa sia fiera, offrendo nel contempo ai consumatori prodotti più durevoli e innovativi in grado di generare risparmi e migliorare la qualità della vita.
Cosa contiene il pacchetto sull’economia circolare della Commissione?
Per agevolare il passaggio a un’economia più circolare la Commissione presenta un pacchetto di misure che comprende alcune proposte legislative riviste sui rifiuti nonché un piano d’azione globale che definisce un mandato concreto per la durata in carica di questa Commissione. Le proposte sui rifiuti presentano una visione chiara e ambiziosa di lungo termine per aumentare il riciclaggio e ridurre il collocamento in discarica, proponendo nel contempo misure concrete per abbattere gli ostacoli che si frappongono al miglioramento della gestione dei rifiuti, tenendo conto delle diverse situazioni degli Stati membri.
Il piano d’azione sull’economia circolare integra tale proposta stabilendo misure che fungono da anello mancante nell’economia circolare e affrontare tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto: dalla produzione e il consumo fino alla gestione dei rifiuti e al mercato delle materie prime secondarie. Il piano d’azione include anche un certo numero di azioni mirate alle barriere del mercato in specifici settori o flussi di materiali, come la plastica, gli sprechi alimentari, le materie prime essenziali, la costruzione e la demolizione, la biomassa e i bioprodotti nonché misure orizzontali in settori come l’innovazione e gli investimenti.
Obiettivo del piano è intervenire su questioni in cui l’azione a livello unionale genera un valore aggiunto reale e può fare davvero la differenza.
In che modo la transizione verso un’economia circolare riduce i costi e crea lavoro?
La prevenzione dei rifiuti, la progettazione ecocompatibile, il riutilizzo e misure analoghe possono generare risparmi netti per le imprese europee pari a 600 miliardi di euro, ossia l’8% del fatturato annuo, riducendo nel contempo l’emissione di gas a effetto serra del 2-4%. Nei settori del riutilizzo, della rigenerazione e della riparazione, a titolo di esempio, il costo per rigenerare i telefoni cellulari potrebbe essere dimezzato se fosse più facile smontarli. Se il 95% dei telefoni cellulari fosse raccolto si potrebbero generare risparmi sui costi dei materiali di fabbricazione pari a oltre 1 miliardo di euro.
Il passaggio dal riciclaggio alla rimessa a nuovo dei veicoli commerciali leggeri, i cui i tassi di raccolta sono già elevati, potrebbe far risparmiare materiali per oltre 6,4 miliardi di euro l’anno (circa il 15% del bilancio per i materiali) e 140 milioni in costi energetici, riducendo inoltre le emissioni di gas a effetto serra di 6,3 milioni di tonnellate.
Quali misure sono previste in fase di produzione?
Una migliore progettazione del prodotto è fondamentale per facilitare il riciclaggio e consentire la fabbricazione di prodotti più facili da riparare o più durevoli, risparmiando così risorse preziose, promuovendo l’innovazione e offrendo ai consumatori prodotti migliori e meno costosi da usare. Nel contempo gli attuali segnali del mercato non sempre sono sufficienti affinché questo si verifichi, per cui è necessario prevedere incentivi.
La Commissione intende:
Cosa propone la Commissione per il processo produttivo?
I processi produttivi possono essere migliorati per usare le risorse in modo più efficiente e produrre meno rifiuti. Questo può creare opportunità commerciali e promuovere l’innovazione, preservando nel contempo il nostro ambiente.
La Commissione intende:
In quale modo la Commissione garantirà l’approvvigionamento responsabile delle materie prime primarie?
La produzione sostenibile di materie prime riveste importanza fondamentale, sia in Europa che nel mondo. Oltre all’azione regolamentare già intrapresa dalla Commissione, ossia sui disboscamenti illegali, l’estrazione di minerali in zone di conflitto o sulla trasparenza delle imprese in merito ai pagamenti effettuati ai governi da parte delle industrie estrattive e forestali, continueremo a promuovere l’approvvigionamento sostenibile nei dialoghi politici e nei partenariati con i paesi non UE e attraverso la politica commerciale e del sostegno allo sviluppo dell’UE. L’industria svolge inoltre un ruolo di primo piano nell’assunzione di impegni nel senso dell’approvvigionamento sostenibile e della cooperazione fra le catene di valore.
Cosa si sta facendo per promuovere la riparabilità dei prodotti e lottare contro l’obsolescenza programmata?
La Commissione adotterà iniziative in alcuni settori per promuovere prodotti più riparabili:
Quali misure sono previste per la gestione dei rifiuti?
Attualmente l’Europa perde circa 600 milioni di tonnellate l’anno di materiali contenuti nei rifiuti che potrebbero essere potenzialmente riciclati o riutilizzati. Solo circa il 40% dei rifiuti generati dalle famiglie nell’UE è riciclato, con tassi di riciclaggio che vanno dal 5% fino all’80%, a seconda delle zone. In una prospettiva di maggiore efficienza delle risorse, la trasformazione dei rifiuti in risorse è un elemento decisivo per realizzare un’economia più circolare.
La Commissione intende:
Cosa succederà con i criteri di cessazione della qualifica di rifiuto?
La Commissione modificherà la legislazione per consentire ai materiali riciclati di essere riclassificati come “non rifiuti” qualora soddisfino un insieme di condizioni generali, uguali in tutta l’UE. Questa modifica mira a semplificare il quadro di riferimento legislativo per gli operatori del settore del riciclaggio e garantire condizioni eque. Restano in vigore i criteri già vigenti a livello unionale in merito alla cessazione di qualifica di rifiuto (per es. per il vetro o i rottami di rame).
La proposta legislativa disciplina solo i rifiuti urbani. Cosa si fa per gli altri rifiuti?
La proposta rivista sui rifiuti include anche obiettivi di riciclaggio più ambiziosi per i materiali di imballaggio, che rafforzeranno gli obiettivi in materia di rifiuti urbani. Per i rifiuti industriali l’approccio legislativo non appare idoneo a causa della diversità di questo flusso. Un approccio orientato all’industria che utilizzano i documenti di riferimento sulle migliori tecniche disponibili (BREF) per affrontare le questioni specifiche connesse alla gestione di un dato tipo di rifiuti rappresenta una soluzione più adatta. Inoltre i rifiuti di imballaggio industriali e commerciali sono disciplinati dalle direttive 94/62/CE e 2008/98/CE.
Cosa farà la Commissione per fermare le spedizioni illegali di rifiuti verso paesi non UE?
Il regolamento dell’UE relativo alle spedizioni di rifiuti, di recente rafforzato, conferisce maggiori poteri agli ispettori. Gli Stati membri sono inoltre tenuti a stabilire piani di ispezione entro gennaio 2017 per determinare il numero minimo di ispezioni da svolgere. La Commissione collabora con la rete degli ispettori ambientali, con Interpol ed Europol. Sono, inoltre, in corso ulteriori iniziative relative a specifici flussi di rifiuti, quali i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche e i veicoli fuori uso.
Cosa fa la Commissione per promuovere la conversione dei rifiuti in risorse (materie prime secondarie)?
Oggi nell’UE le materie prime secondarie rappresentano solo una modesta proporzione dei materiali usati nella produzione. Esistono importanti ostacoli alla loro utilizzazione nell’economia, per esempio l’incertezza della loro composizione. Sono necessarie norme per costruire la fiducia.
La Commissione intende:
Le proposte consentiranno agli Stati membri di inviare i loro rifiuti nelle discariche di altri paesi?
Le attuali restrizioni al trasferimento transfrontaliero dei rifiuti continueranno ad applicarsi. Non è ammessa alcuna spedizione fra Stati membri senza “notifica e autorizzazione preventive”. Inoltre, gli obiettivi di riduzione del collocamento in discarica proposti dalla Commissione richiedono a tutti i paesi dell’UE di ridurre significativamente i tassi di collocamento in discarica entro il 2030, riducendo in tal modo la portata della circolazione transfrontaliera dei rifiuti destinati alla discarica.
Nell’ambito di queste proposte è ancora permesso l’incenerimento dei rifiuti?
Se non è possibile evitare di produrre rifiuti né è possibile riciclarli, recuperarne il contenuto energetico è di norma preferibile al collocamento in discarica, sia sotto il profilo ambientale che economico. Vi è quindi spazio per la termovalorizzazione, che contribuisce a creare sinergie con le politiche unionali in materia di energia e clima, ma sempre seguendo i principi della gerarchia dei rifiuti stabilita dall’UE. La Commissione esaminerà come ottimizzare questa pratica, senza compromettere il potenziale di realizzazione di tassi di riutilizzo e di riciclaggio più elevati e come sfruttare al meglio tale potenziale energetico. A tal fine la Commissione adotterà un’iniziativa sulla termovalorizzazione nell’ambito dell’Unione dell’energia.
Cosa fa la Commissione per promuovere l’innovazione e gli investimenti e affrontare le questioni orizzontali?
L’economia circolare ha bisogno di più ricerca e innovazione per espandere la competitività dell’industria europea. A questo fine saranno necessari investimenti pubblici e privati. Orizzonte 2020, COSME, i fondi strutturali e di investimento, il fondo per gli investimenti strategici (FEIS) e altri programmi dell’UE costituiranno importanti strumenti di sostegno. Le PMI, comprese le imprese sociali, sono particolarmente attive in settori quali il riciclaggio, la riparazione e l’innovazione e svolgeranno un ruolo importante nello sviluppo di un’economia più circolare.
La Commissione intende:
Come contribuirà il finanziamento privato agli investimenti nell’economia circolare? Il FEIS può essere usato per aumentare gli investimenti nell’economia circolare?
L’economia circolare creerà opportunità commerciali in grado di attirare il finanziamento privato. Abbiamo già visto come l’etichettatura ha creato la domanda di prodotti più efficienti sotto il profilo energetico. Sensibilizzare maggiormente l’opinione pubblica in merito alle sfide da affrontare consentirà di orientare le scelte verso prodotti ottenuti in modo responsabile. Il fondo europeo per gli investimenti strategici integra il sostegno esistente ai progetti di economia circolare attraverso la consulenza della Banca europea per gli investimenti (BEI) e gli strumenti di finanziamento nell’ambito del programma InnovFin. La Commissione sta anche valutando la possibilità di varare una piattaforma congiuntamente alla BEI e alle banche nazionali per sostenere il finanziamento dell’economia circolare.
Cosa fa la Commissione per affrontare le sfide specifiche del settore della plastica?
È necessario aumentare il riciclaggio della plastica per passare all’economia circolare. Attualmente l’uso della plastica è in crescita ma il riciclaggio non sta al passo: meno del 25% dei rifiuti di plastica raccolto è riciclato, mentre circa il 50% è collocato in discarica. L’innovazione in questo settore costituisce anch’essa un aspetto importante, in quanto può contribuire all’economia circolare conservando meglio gli alimenti, migliorando la riciclabilità della plastica o riducendo il peso dei materiali usati nei veicoli.
La Commissione intende:
Come viene affrontato il problema dei rifiuti marini nel pacchetto sull’economia circolare?
La Commissione mira a prevenire e ridurre in modo importante l’inquinamento marino di tutti i tipi, compreso quello da rifiuti. Si stima che l’attuazione della legislazione sui rifiuti ridurrà quelli marini di almeno il 25%. Il pacchetto propone inoltre un’azione specifica per ridurre i rifiuti marini grazie all’attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 e dell’obiettivo primario che l’UE si è data per questo tipo di rifiuti. Questo problema sarà esaminato anche nell’ambito della strategia sulla plastica nell’economia circolare.
Cosa propone la Commissione per affrontare la questione dei rifiuti alimentari?
I rifiuti alimentari rappresentano un problema per l’Europa: si stima che nell’UE si sprechino circa 100 milioni di tonnellate di alimenti l’anno. Gli alimenti sono persi o sprecati lungo l’intera catena di approvvigionamento alimentare: nell’azienda agricola, durante la trasformazione e la lavorazione, nei negozi, nei ristoranti e in ambito domestico. Oltre ai relativi impatti economici e ambientali, i rifiuti alimentari presentano anche un importante aspetto sociale: si dovrebbe agevolare la donazione delle eccedenze, affinché chi ne ha maggiormente bisogno possa ricevere alimenti sicuri e idonei al consumo.
In settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, compreso un obiettivo che prevede di dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatore e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione. L’UE e i suoi Stati membri si sono impegnati a raggiungere questo obiettivo. La nuova proposta legislativa sui rifiuti esorta gli Stati membri a ridurre gli sprechi alimentari in ogni fase della catena di approvvigionamento, a monitorare i livelli di tali sprechi e a riferirne al fine di agevolare lo scambio fra gli operatori in merito ai progressi compiuti.
La Commissione intende:
Cosa farà la Commissione per evitare lo spreco di alimenti commestibili?
Insieme agli Stati membri la Commissione adotterà misure per chiarire la legislazione unionale relativa ai rifiuti, agli alimenti e ai mangimi, per facilitare la ridistribuzione di alimenti sicuri e commestibili a chi ne ha bisogno e, qualora sia sicuro, il riutilizzo di derrate alimentari non più destinate al consumo umano per produrre mangimi. A titolo di esempio la proposta legislativa sui rifiuti ha chiaramente escluso dall’ambito di applicazione i mangimi per animali, il che farà sì che le derrate non più idonee al consumo umano (per esempio biscotti sbriciolati o pane secco) che sono sicuri ma che non possono entrare nella catena alimentare per motivi di marketing, non siano considerati rifiuti nell’UE e possano quindi fungere da risorsa per produrre mangimi. In collaborazione con gli Stati membri e le parti interessate la Commissione svilupperà orientamenti sulle donazioni alimentari nell’UE destinati ai donatori e alle banche alimentari in modo da garantire il rispetto della pertinente legislazione unionale (sicurezza alimentare, tracciabilità, responsabilità civile, IVA, ecc.).
Quali sono le proposte della Commissione per le materie prime essenziali?
Le materie prime essenziali associano un’elevata importanza economica per l’UE a un rischio considerevole per quanto riguarda il loro approvvigionamento. Sono usate in molti dispositivi elettronici di uso quotidiano, per esempio un telefono cellulare può contenere fino a 50 tipi diversi di metalli, tra cui materie prime essenziali. Il tasso di riciclaggio estremamente basso di questi materiali comporta la perdita di significative opportunità economiche. Aumentare il recupero di tali materie prime deve costituire parte di un’economia più circolare.
La Commissione intende:
Cosa viene proposto per i settori della costruzione e della demolizione?
La costruzione e la demolizione sono tra i settori che generano in Europa i maggiori volumi di rifiuti: ogni anno se ne produce una tonnellata pro capite, ossia 500 milioni di tonnellate in tutta l’UE. I materiali di valore non sempre sono identificati e recuperati. Migliorare la gestione dei rifiuti in questo settore può incidere significativamente sull’economia circolare.
La Commissione intende:
Quali sono le proposte per la biomassa e i bioprodotti?
I biomateriali come il legno, le colture o le fibre possono essere impiegati per un’ampia gamma di prodotti e usi energetici. Oltre a costituire un’alternativa ai prodotti fossili, i biomateriali sono rinnovabili, biodegradabili e compostabili. Nel contempo l’uso di risorse biologiche richiede attenzione per il loro ciclo di vita, i loro impatti ambientali e l’approvvigionamento sostenibile. In un’economia circolare l’uso a cascata delle risorse rinnovabili dovrebbe essere incoraggiato insieme al suo potenziale innovativo per nuovi materiali, sostanze chimiche e processi.
La Commissione intende:
Come sarà monitorata l’attuazione del piano d’azione per l’economia circolare?
La Commissione proporrà un quadro di riferimento semplice ed efficace per monitorare gli elementi principali del piano d’azione per l’economia circolare. Tale piano comprenderà indicatori in settori quali la sicurezza dell’approvvigionamento delle materie prime essenziali, la riparazione e il riutilizzo, la generazione e la gestione dei rifiuti, il commercio delle materie prime secondarie tra i paesi dell’UE e con paesi extra-UE nonché l’uso di materiali riciclati nei prodotti. La Commissione svilupperà inoltre una metodologia comune unionale per misurare lo spreco alimentare e definirne gli indicatori.
Come sono stati presi in considerazione gli esiti della consultazione pubblica?
La consultazione pubblica sull’economia circolare ha ricevuto circa 1 500 risposte, che rispecchiano le opinioni dei principali gruppi di parti interessate: 45% dal settore privato, 25% da singoli cittadini, 10% da organizzazioni della società civile e 6% da autorità pubbliche. I contributi hanno ispirato i lavori preparatori del piano d’azione per l’economia circolare e sono stati presi in considerazione, per esempio nella scelta dei settori prioritari.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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