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Vengono licenziati, gli operai rilevano la fabbrica

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Succede a Caivano, in provincia di Napoli: la Italcables, multinazionale portoghese, dopo due anni di incertezze tra cassa integrazione e mobilità, decide di chiudere i battenti.
I 51 dipendenti non si arrendono, si ingegnano, e decidono di rilevare la fabbrica. Lo fanno attraverso una formula originalissima: pagheranno il fitto del ramo d’azienda per 3 anni, poi dopo il terzo anno, dovrebbero essere in grado di pagare una rata finale per comprare i 75 mila metri quadri dello stabilimento. Terminato questo processo diventeranno, a tutti gli effetti, proprietari della fabbrica.

Siamo nel settore metalmeccanico, si producono cavi d’acciaio per le infrastrutture, con un mercato ancora aperto, di qui la decisione di salvare la fabbrica e, insieme, il proprio posto di lavoro.

Già scelto il logo e il nuovo nome: Wbo Italcables, dove Wbo sta per “workers buyout” (lavoratori che acquistano la società in cui hanno lavorato).

Il caso, così raro in Italia e quasi unico nel Mezzogiorno, è risultato così eclatante da spingere perfino il ministro del lavoro Poletti a procedere all’inaugurazione.
Un emozionato Matteo Potenzieri, ingegnere e vicedirettore dello stabilimento di Caivano della multinazionale Italcables e da oggi presidente del cda della nuova Wbo Italcables dichiara: «abbiamo lottato con le unghie e con i denti, siamo saliti sui tetti più alti della fabbrica ma poi abbiamo capito che nessun cavaliere bianco sarebbe venuto a salvarci. E allora ci siamo rimboccati le maniche».

Un obiettivo così importante è stato raggiunto grazie alla determinazione di tutti i lavoratori ma anche dal buon lavoro, senza il quale nulla sarebbe stato possibile, di Banca Etica, Lega Coop Campania e Coopfond.

Senza dimenticare, naturalmente, l’importante anticipo di un milione e 275 mila euro che tutti gli ex dipendenti hanno messo insieme, incidendo positivamente sulla decisione di portare avanti il progetto

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