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“Lo strumento dello sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD) si distingue per la capacità di arruolare forze e competenze del settore privato, in partenariato con gli enti locali, al perseguimento agli obiettivi di sviluppo territoriale. Per questo, gli obiettivi che ciascun piano di azione CLLD perseguirà, saranno finalizzati a precisi ambiti tematici in cui i partner coinvolti dispongano di competenze ed esperienze specifiche”. Con queste parole si apre il paragrafo dedicato agli obiettivi e alle priorità del CLLD nell’ambito della Sezione 3 – Approccio integrato allo sviluppo territoriale dell’ Accordo di partenariato 2014-2020 – ITALIA. Una conferma, quindi, che la partnership pubblico-privata rappresenta un elemento strutturale dello sviluppo locale.
Proponiamo di approfondire la conoscenza dello sviluppo locale di tipo partecipativo attraverso l’esame di un documento rilevante per tutti gli operatori del settore. Ci riferiamo a Orientamenti sullo sviluppo locale di tipo partecipativo per gli attori locali, elaborati dagli uffici della Commissione a supporto dell’azione degli Stati membri e delle autorità di programma, con particolare riferimenti ai beneficiari degli interventi.
Il documento si articola in 7 capitoli che affrontano i seguenti argomenti:
Per introdurre il tema riportiamo, di seguito, il testo del primo capitolo, mentre per la consultazione del testo integrale rinviamo al link.
Perché uno sviluppo locale di tipo partecipativo?
L’espressione “sviluppo locale di tipo partecipativo” è utilizzata dalla Commissione europea per descrivere un approccio che rovescia radicalmente la tradizionale politica di sviluppo di tipo “top-down” (dall’alto verso il basso). Con il CLLD è la popolazione locale a prendere in mano le redini della situazione e a formare un partenariato locale che elabora e attua una strategia di sviluppo integrato. La strategia è concepita in modo da svilupparsi sulla base dei punti di forza sociali, ambientali ed economici, ossia sul patrimonio della comunità, piuttosto che limitarsi a compensarne i problemi. Per questo motivo il partenariato riceve finanziamenti di lungo periodo e decide come spenderli.
Non è un caso che l’applicazione dei principi che stanno alla base del CLLD si sia diffusa negli ultimi vent’anni, passando da un piccolo polo formato da 200 progetti pilota LEADER a circa 2 600 partenariati (sia LEADER che asse 4 del FEP (Fondo europeo per la pesca)) che coprono pressoché ogni angolo dell’Europa rurale e gran parte delle coste. Anche gli investimenti complessivi pubblici e privati sostenuti da questi partenariati sono cresciuti, fino a raggiungere circa 8,6 miliardi di EUR nel periodo 2007-2013, per sostenere un’ampia gamma di progetti soprattutto di piccole dimensioni, migliaia di imprese e di posti di lavoro e migliorando sensibilmente i servizi locali e l’ambiente. Nei paesi extraeuropei, anche la Banca mondiale sostiene progetti che utilizzano una metodologia guidata dalle comunità locali (Community-driven development – CDD) molto simile in 94 paesi, con un investimento totale stimato in quasi 30 miliardi di dollari.
I principi del CLLD si sono consolidati e più che decuplicati nell’arco di quattro periodi di programmazione consecutivi. L’esperienza acquisita ha dimostrato quando e in quali contesti l’approccio del CLLD è efficace e in che modo possa aggiungere valore ai programmi nazionali e regionali. Ha anche fatto emergere i limiti del CLLD, mettendo in evidenza in quali settori è più difficile ottenere risultati. In tale contesto abbiamo l’opportunità di estendere l’approccio del CLLD alle città e di usarlo per sviluppare la risposta locale ad alcuni dei più pressanti problemi sociali e ambientali che i cittadini europei devono affrontare oggi. Inoltre c’è ancora un ampio margine per accrescere gli effetti del CLLD sulla vita dei cittadini coordinando i quattro principali flussi di finanziamento dell’UE.
Ecco otto ragioni per utilizzare il CLLD.
Le strategie vengono elaborate e i progetti selezionati da entità locali. Questo è il tratto più distintivo del CLLD e il suo vantaggio principale. Rispetto ad altri approcci locali classici, coloro che in passato erano i “beneficiari” passivi di una politica diventano partner attivi e artefici del suo sviluppo. Il coinvolgimento dei cittadini nella “coproduzione” di una politica di sviluppo produce una serie di benefici importanti:
Questi risultati intangibili di natura umana e sociale gettano le basi per ottenere esiti materiali più concreti. Attualmente tutte le istituzioni pubbliche in Europa devono trovare con urgenza un sistema per favorire la fiducia e il coinvolgimento della popolazione locale.
Le strategie di CLLD derivano spesso da questioni o problemi che riguardano specificamente una comunità locale, come il declino di attività economiche tradizionali (per esempio la pesca e l’agricoltura), il disagio giovanile, i cambiamenti climatici, la precarietà di alloggi e servizi. Il vantaggio del CLLD sta nel fatto che esso consente di esaminare e trattare una o più questioni nel contesto locale, e di mobilitare tutte le politiche e tutti gli attori interessati. Ciò favorisce la rimozione di vari tipi di confini o barriere che ostacolano lo sviluppo locale, compresi quelli
È anche opportuno osservare che, per quanto riguarda il FESR, il FSE e il FEAMP, se gli Stati membri riservano al CLLD, nell’ambito dei propri programmi, un intero asse prioritario o una priorità dell’Unione, il tasso di cofinanziamento dell’UE potrà essere incrementato. Ciò significa che gli Stati membri dovranno contribuire con finanziamenti nazionali minori rispetto al sostegno standard.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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