Redazione
[email protected]
[email protected]
Direttore
[email protected]
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.
Ogni esperienza di sviluppo locale trova fondamento nella mobilitazione delle risorse del territorio, pubbliche e private. Quando poi ci si riferisce a contesti problematici (ritardo di sviluppo, aree di crisi, disagio socio-economico) la collaborazione tra le istituzioni pubbliche e gli enti privati – siano essi profit o non profit – diventa elemento essenziale per qualsiasi strategia con possibilità di successo. Si può dire, quindi, che la partnership pubblico-privata è un elemento costitutivo dello sviluppo locale.
L’Unione Europea ha avviato la propria esperienza nel campo dello sviluppo territoriale nel 1991, inaugurando l’approccio LEADER – Liaison entre actions de développement de l’économie rurale – a partire, dunque, dallo sviluppo delle aree rurali svantaggiate. Questa esperienza ha promosso sul territorio europeo una molteplicità di coalizioni locali che si sono misurate con l’impegnativo compito di “costruire” una prospettiva di crescita per territori in condizioni di marginalità. Nel tempo l’approccio LEADER si è “raffinato” fino a diventare un vero e proprio modello di intervento per lo sviluppo locale. Ne è prova evidente che i programmi LEADER si susseguono ininterrottamente dal 1991 all’attuale programmazione. Inoltre, nel corso degli anni la Commissione ha tentato di estendere l’uso del modello partecipativo anche ai contesti urbani (programma URBAN) e alle politiche di sviluppo sociale e occupazionale (EQUAL), con risultati a volte estremamente interessanti e innovativi.
Nella programmazione 2014/2020, oltre alla riproposizione dell’approccio LEADER nell’ambito dei Piani di Sviluppo Rurale, il Regolamento 1303/2013 propone il modello di sviluppo locale di tipo partecipativo quale “strumento specifico da utilizzare a livello subregionale unitamente ad altre misure di sostegno allo sviluppo a livello locale. Tale strumento può mobilitare e coinvolgere le organizzazioni e le comunità locali affinché contribuiscano al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, alla promozione della coesione territoriale e al raggiungimento di obiettivi politici specifici”. A tal fine, per la prima volta, è consentito, anche in forma congiunta, l’uso del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo, del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca.
Per conoscere più a fondo lo sviluppo locale di tipo partecipativo (Community Led Local Development – CLLD) proponiamo all’attenzione dei nostri lettori una scheda informativa, elaborata dalla Commissione Europea, volta a evidenziare gli elementi chiave del nuovo approccio.
L’argomento
Nel corso degli ultimi 20 anni l’approccio LEADER allo sviluppo locale di tipo partecipativo, finanziato dai Fondi Strutturali e dal Fondo per lo sviluppo rurale, ha aiutato gli operatori rurali a considerare il potenziale a lungo termine della propria area e ha dimostrato la sua efficacia come strumento per l’attuazione di politiche di sviluppo. La Commissione europea ha promosso questo metodo di attuazione anche attraverso le iniziative comunitarie URBAN ed EQUAL. Nel caso del programma LEADER, che ha ricevuto il supporto continuo dell’UE dal 1991, è diventato un elemento importante della politica di sviluppo rurale con un alto livello di accettazione in tutta Europa. Dal 2007 lo sviluppo locale è utilizzato anche nell’ambito del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca per supportare lo sviluppo sostenibile delle comunità che vivono di pesca.
Gli articoli 32-35 del regolamento «disposizioni comuni» (UE) n. 1303/2013 in materia di sviluppo locale di tipo partecipativo, si basano sull’approccio LEADER e riguardano quattro fondi coperti dal quadro strategico comune (Fondo europeo di sviluppo regionale, Fondo sociale europeo, Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) per il periodo di programmazione 2014-2020 (Fondi strutturali e di investimento europei – ESI).
Lo sviluppo locale di tipo partecipativo è uno strumento specifico da utilizzare a livello subregionale unitamente ad altre misure di sostegno allo sviluppo a livello locale. Tale strumento può mobilitare e coinvolgere le organizzazioni e le comunità locali affinché contribuiscano al conseguimento degli obiettivi della Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, alla promozione della coesione territoriale e al raggiungimento di obiettivi politici specifici.
Cosa si intende per sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD)?
Una singola metodologia relativa allo sviluppo locale di tipo partecipativo per i Fondi ESI che:
Questa metodologia unica consentirà un utilizzo integrato dei Fondi per l’attuazione di strategie di sviluppo locale.
Obiettivi
Lo scopo principale dell’approccio congiunto attraverso i Fondi ESI è quello di semplificare ed espandere l’uso dello sviluppo locale di tipo partecipativo come strumento di sviluppo. Lo sviluppo locale di tipo partecipativo (CLLD):
Principali componenti del CLLD
Novità
Nel periodo di programmazione 2014-2020 il supporto più esplicito, sotto forma di quadro giuridico comune e regole armonizzate per i quattro Fondi ESI, aumenterà la coerenza e incoraggerà il sostegno di un’unica strategia locale di tipo partecipativo da parte di più fondi.
Diverse caratteristiche delle disposizioni comuni per i Fondi ESI hanno lo scopo di semplificare l’attuazione dello sviluppo locale di tipo partecipativo per i beneficiari:
Modalità di utilizzo dei diversi fondi nello sviluppo locale di tipo partecipativo
FESR/FSE: L’adozione del Trattato di Lisbona e della Strategia Europa 2020 forniscono una ragione in più per affrontare i problemi locali con un approccio integrato e inclusivo. In particolare, l’attenzione alla qualità della crescita e la necessità di garantire che sia inclusiva e sostenibile indicano che, in linea con gli obiettivi di coesione economica, sociale e territoriale, la politica di coesione deve sostenere azioni volte ad affrontare i problemi della disoccupazione, della privazione e della povertà.
L’approccio basato sulle comunità non è nuovo. I progetti pilota urbani (8) degli anni ’90, i programmi delle iniziative comunitarie URBAN (1994-1999 e 2000-2006), finanziati dal FESR e l’iniziativa EQUAL (2000-2006), finanziata dal FSE, si basavano su partenariati locali e hanno pertanto fornito un contributo utile per l’approccio basato sullo sviluppo locale di tipo partecipativo.
FEASR: L’importanza del coinvolgimento comunitario è stato dimostrato dal successo dello sviluppo locale di tipo partecipativo, supportato nell’approccio LEADER. Il successo dell’approccio è dimostrato dagli oltre 2 300 gruppi di azione locale operanti attualmente in tutta l’Unione europea, con finanziamenti totali effettivi pari a 5,5 miliardi di EUR (il 6 % dei finanziamenti FEASR).
L’approccio LEADER funge da base per la nuova iniziativa della Commissione sullo sviluppo locale di tipo partecipativo in quanto è basato sull’area, agisce dal basso, è pubblico-privato, integrato, innovativo, collaborativo e prevede l’uso di una struttura di rete. Gli stanziamenti obbligatori pari al 5 % del contributo del FEASR di ciascuno Stato membro restano in vigore per il periodo 2014-2020, mentre il nuovo quadro giuridico rafforzerà notevolmente l’aspetto integrato dell’approccio.
FEAMP: Dal 2007 l’asse prioritario 4 del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) supporta lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca, garantendo che le misure intraprese dai gruppi di azione locale per la pesca siano basate sui punti di forza e le opportunità specifici di ciascuna zona di pesca, sfruttino nuovi mercati e prodotti e comprendano le conoscenze, l’energia e le risorse dei protagonisti locali di tutti i settori.
Attualmente sono operanti oltre 300 gruppi di azione locale per la pesca in 21 Stati membri. Il nuovo approccio congiunto da parte dei Fondi ESI rafforzerà la loro capacità di svolgere il proprio lavoro e potenziare le opportunità di collaborazione con altri settori e aree limitrofe.
Implicazioni della metodologia comune
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
Prev Post
Next Post
Recover your password.
A password will be e-mailed to you.