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Per difendere e proteggere le bambine dai matrimoni forzati e da altre forme di violenza, fino al primo novembre, Amnesty International Italia, di cui quest’anno ricorre il 40° anniversario, lancia “Mai più spose bambine” campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi tramite sms solidale al 45594.Pochi giorni fa gli attivisti di Amnesty International hanno simulato, nel centro di Roma, un matrimonio precoce e forzato tra una bambina di 10 anni di nome Giorgia e Paolo, un uomo di 47 anni. Una messa in scena per sollevare l’attenzione sul problema. Secondo le stime del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Unfpa) infatti 13.5 milioni di ragazze ogni anno nel mondo sono costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro: 37 mila bambine ogni giorno alle quali, di fatto, viene negata l’infanzia.
Donne e bambine continuano a subire violenza domestica, sono ridotte in schiavitù attraverso i matrimoni forzati, vengono comprate e vendute per alimentare il mercato della prostituzione, vengono violentate ed esibite come trofei di guerra o torturate in stato di detenzione. Queste forme di violenza sono parte di una cultura globale che nega alle donne pari opportunità e pari diritti e che tende a esercitare possesso e appropriazione del loro corpo.
Pertanto, Amnesty International Italia vuole: sensibilizzare l’opinione pubblica su questo fenomeno che si radica nella povertà, nella discriminazione e nell’arretratezza culturale; incrementare l’attenzione dei governi nei paesi in cui è presente questa pratica affinché sia bandita; favorire l’avvio di indagini imparziali, tempestive ed esaurienti su ogni denuncia di violazione dei diritti umani basata sulla discriminazione; contribuire a far sì che le bambine non subiscano decisioni riguardanti il loro corpo che siano causa di violazioni dei diritti umani e vivano la propria vita senza interferenze da parte di altri. È del 2 luglio 2015 l’adozione da parte del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite della prima Risoluzione sulla prevenzione e l’eliminazione dei matrimoni precoci e forzati. Contribuire così a questa campagna significa aiutare Amnesty International Italia a realizzare un cambiamento positivo nella vita di queste donne e bambine per cui non c’è libertà.
Sono nata il 4 gennaio del 1983. I posti della mia vita sono Roma, dove sono nata, Foggia dove sono cresciuta e dove c’è la mia famiglia, i miei affetti più cari, le mie amicizie, e Pescara, dove ho trascorso gli anni più belli della mia vita universitaria. Mi sono laureata in Sociologia e ho conseguito la laurea specialistica in Organizzazione e Relazioni Sociali all’Università “Gabriele D’Annunzio” di Chieti con una tesi sulle Relazioni pubbliche digitali. Il mondo digitale, gli aspetti e le relazioni sociali mi hanno da sempre affascinato. A Foggia ho lavorato come editing, creative content writer, e dal 2015 sono ritornata a vivere a Pescara dove lavoro con passione alla “Felicità Pubblica”. Sono una persona solare, tenace e determinata. Amo gli animali, ho quattro gatti e un cane, viaggiare, la musica, le foto, il cinema e il mare con tutte le sue sfaccettature.
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[…] Per conoscere meglio i termini di questa campagna riportiamo, di seguito, il testo integrale dell’appello che ciascuno di noi può utilmente sottoscrivere sul portale della sezione italiana di Amnesty International (clicca qui), ricordando come già nel mese di ottobre 2015 Amnesty International si era fatta promotrice di una campagna sullo stesso tema, attraverso uno spot shock ambientato a Roma e di cui vi avevamo dato notizia (leggi l’articolo). […]