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Il popolo di Lampedusa e il Villaggio di Gangjeon, sull’Isola di Jeju, in Corea. Sono questi i vincitori del Premio Sean MacBride per il 2015 consegnato venerdì a Padova all’interno della conferenza annuale dell’International Peace Bureau intitolata “Percorsi di pace”.
Il riconoscimento è stato istituito proprio dall’International Peace Bureau in memoria del giornalista, avvocato e politico irlandese Seán MacBride (1904-1988), Segretario del Peace Bureau tra il 1968 e il 1974 oltre che fondatore e collaboratore di molte organizzazioni internazionali (tra cui le Nazioni Unite, il Consiglio d’Europa e Amnesty International del quale è stato presidente tra il 1963 e il 1974), nonché Premio Nobel per la Pace.
Il premio è stato ritirato per Lampedusa dal coraggiosissimo sindaco Giusi Nicolini e per il Villaggio di Gangjeon dal Presidente del Comitato locale che da oltre 20 anni si oppone con la nonviolenza alla costruzione di una enorme base navale militare.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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