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Per sconfiggere la fame acuta e cronica

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Cesvi, organizzazione laica e indipendente, ha presentato il decimo rapporto sull’Indice Globale della Fame 2015, una delle principali indagini sugli aspetti multidimensionali della fame a livello nazionale, regionale e globale. Il documento, giunto alla decima edizione e realizzato in collaborazione con Alliance2015, un network europeo di 8 ONG di cui Cesvi fa parte con la Commissione Europea, focalizza la propria attenzione in particolare su 117 Paesi del mondo incentrando l’analisi ogni anno su un aspetto specifico della fame.

Nel 2015 il rapporto concentra la propria attenzione sui conflitti armati, causa principale della fame e della fuga delle popolazioni verso altri territori. Di seguito vi forniamo due distinti stralci del Rapporto. Il primo prende in esame il cosiddetto GHI (Global Hunger Index), indice numerico che racchiude in sé quattro indicatori: la percentuale di popolazione denutrita; la percentuale di bambini sotto i cinque anni affetti da deperimento (peso insufficiente in rapporto all’altezza); la percentuale di bambini sotto i cinque anni affetti da ritardo della crescita (altezza insufficiente in rapporto all’età); il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni. Il secondo fornisce una sintetica panoramica dell’andamento della fame nel mondo, dei miglioramenti conseguiti e dei rischi che ancora si corrono in relazione alla crescita incessante del numero dei conflitti locali.

 

Leggi il testo integrale del Rapporto

IL CONCETTO DI INDICE GLOBALE DELLA FAME

 

L’Indice Globale della Fame (GHI) è uno strumento sviluppato per misurare e monitorare complessivamente la fame sia a livello mondiale che di regioni e Paesi. Ogni anno, l’International Food Policy Research Institute (IFPRI) calcola i punteggi di GHI al fine di valutare i progressi, o la mancanza di progressi, nella riduzione della fame. Il GHI è pensato per accrescere la consapevolezza e la comprensione delle differenze a livello regionale e nazionale nella lotta

contro la fame. Richiamando l’attenzione sul problema, speriamo che il presente rapporto possa stimolare lo sviluppo di azioni volte a ridurre la fame nel mondo.

Quello della fame è un problema multidimensionale, i cui differenti aspetti vengono descritti con una gran varietà di termini. Per riflettere la natura multidimensionale della fame, il GHI riunisce in un unico indice numerico i seguenti quattro indicatori:

  1. DENUTRIZIONE: la percentuale di denutriti sul totale della popolazione (che corrisponde alla quota di popolazione con assunzione calorica insufficiente);
  2. DEPERIMENTO INFANTILE: la percentuale di bambini di età inferiore ai cinque anni affetta da deperimento (ovvero peso insufficiente in rapporto all’altezza, che è indice di sottonutrizione acuta);
  3. ARRESTO DELLA CRESCITA INFANTILE: la percentuale di bambini di età inferiore ai cinque anni affetta da arresto della crescita (ovvero altezza insufficiente in rapporto all’età, che è indice disottonutrizione cronica);
  4. MORTALITÀ INFANTILE: il tasso di mortalità tra i bambini al di sotto dei cinque anni (che riflette in parte la fatale sinergia tra alimentazione insufficiente e ambienti insalubri).

Questo approccio multidimensionale offre diversi vantaggi. Prende in considerazione la situazione nutrizionale non solo della popolazione nel suo complesso, ma anche dei bambini – un segmento particolarmente vulnerabile della popolazione per cui la carenza di energia alimentare, proteine o micronutrienti (vitamine essenziali e minerali) comporta un alto rischio di malattie, ridotto sviluppo fisico e cognitivo, o decesso. Inoltre, combina degli indicatori misurati in forma indipendente per ridurre gli effetti degli errori aleatori di misurazione.

Quest’anno, i punteggi di GHI sono stati calcolati utilizzando una formula rivista e migliorata. Per quanto riguarda la sottonutrizione infantile, al posto dell’unico indicatore che si usava in precedenza (insufficienza di peso infantile), ora se ne utilizzano due (deperimento e arresto della crescita infantili), cui è attribuita la medesima ponderazione nel calcolo del GHI. La formula rivista standardizza inoltre ciascuno degli indicatori per bilanciarne il contributo sia all’indice complessivo sia alle variazioni dei punteggi di GHI nel tempo.

Il GHI 2015 è stato calcolato per i 117 Paesi di cui sono disponibili i dati per i quattro indicatori e dove è considerato più rilevante misurare la fame. I punteggi di GHI di alcuni Paesi ad alto reddito non vengono calcolati, perché hanno una prevalenza della fame molto bassa. Il GHI è aggiornato tanto quanto lo sono i dati sui suoi quattro indicatori. L’indice di quest’anno raccoglie i dati più recenti a livello nazionale e le proiezioni disponibili per il periodo 2010-16. Rappresenta pertanto i livelli della fame in tutto questo periodo, piuttosto che registrare semplicemente la situazione nel 2015. Per alcuni Paesi come Burundi, Comore, Repubblica Democratica del Congo, Eritrea, Papua Nuova Guinea, Sud Sudan, Sudan e Siria, non ci sono sufficienti dati sulla denutrizione per calcolare i punteggi di GHI. I dati di origine su cui si basano i punteggi sono continuamente rivisti dalle agenzie delle Nazioni Unite che li raccolgono, e il rapporto GHI annuale è conforme a queste revisioni. Tali revisioni hanno come conseguenza un miglioramento dei dati, ma ciò implica anche che i punteggi di GHI dei diversi rapporti annuali non sono confrontabili tra loro. Inoltre, l’uso della formula rivista nel rapporto di quest’anno non rende possibile paragoni diretti tra i risultati di quest’anno e i punteggi di GHI precedenti. Il rapporto di quest’anno contiene i punteggi di GHI per altri quattro periodi di riferimento – 1990, 1995, 2000 e 2005 – oltre al più recente, e tutti sono stati calcolati utilizzando la formula riveduta. Questo consente di effettuare confronti significativi sui livelli di fame nel corso del tempo.

I punteggi di GHI 1990, 1995, 2000, 2005 e 2015 presentati in questo rapporto includono i più recenti dati riveduti per i quattro componenti del GHI. Dove non erano disponibili i dati provenienti da fonti originali, sono state usate le stime degli autori sui componenti del GHI, basate sui più recenti dati a disposizione. I quattro indicatori usati in questo rapporto per calcolare i punteggi di GHI fanno ricorso a dati provenienti dalle seguenti fonti:

DENUTRIZIONE: per i punteggi di GHI 1990, 1995, 2000, 2005 e 2015 sono stati utilizzati dati aggiornati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO). I dati e le proiezioni sulla denutrizione per il GHI 2015 si riferiscono al 2014-2016 (FAO 2015; stime degli autori).

DEPERIMENTO E ARRESTO DELLA CRESCITA INFANTILI: gli indicatori di sottonutrizione infantile – deperimento e arresto della crescita infantili – includono dati provenienti dal database congiunto di Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization, WHO) e Banca Mondiale, e ulteriori dati provenienti dal sempre aggiornato database globale del WHO sulla crescita e la malnutrizione infantile; i più recenti rapporti del Demographic and Health Survey (DHS) e del Multiple Indicator Cluster Survey (MICS), dalle statistiche dell’UNICEF e dagli ultimi dati del rilevamento nazionale dell’India di UNICEF India. Per il GHI 2015, i dati sul deperimento e l’arresto della crescita infantili sono per l’ultimo anno del periodo 2010-14 per cui i dati sono disponibili (UNICEF/WHO/Banca Mondiale 2015; WHO 2015; UNICEF 2015a; UNICEF 2013; UNICEF 2009a; MEASURE DHS 2015; India, Ministero della Donna e dello Sviluppo Infantile, e UNICEF 2014; stime degli autori).

MORTALITÀ INFANTILE: per i punteggi di GHI 1990, 1995, 2000, 2005 e 2015 sono stati usati i dati aggiornati del Gruppo interagenzie delle Nazioni Unite per la stima della mortalità infantile (IGME).

Per il GHI 2015, i dati sulla mortalità infantile si riferiscono al 2013 (IGME 2014).

Per quanto non manchi la tecnologia adeguata per raccogliere e valutare i dati quasi all’istante, persistono ritardi e informazioni mancanti nel divulgare statistiche di vitale importanza sulla fame.

Nonostante alcuni recenti miglioramenti e la disponibilità di proiezioni sulla denutrizione fino al 2016, continua a esserci un bisogno urgente di dati più affidabili ed esaurienti a livello nazionale. Nuovi miglioramenti nella raccolta di dati di alta qualità sulla fame e la sottonutrizione consentiranno una valutazione più completa e attuale dello stato della fame nel mondo e, di conseguenza, delle misure più efficaci per ridurla.

UNA BREVE PANORAMICA SULLO STATO ATTUALE DELLA FAME NEL MONDO

Il mondo in via di sviluppo presenta dei miglioramenti nella riduzione della fame a partire dal 2000. L’Indice Globale della Fame (GHI) 2015 mostra che i livelli di fame nei Paesi in via di sviluppo si sono ridotti del 27%. Ciononostante, la situazione della fame nel mondo resta grave.

Questo è il decimo anno che IFPRI presenta una valutazione della fame mondiale usando questo strumento di misurazione multidimensionale. I punteggi di GHI di questo rapporto si basano su una nuova formula, rivista, che sostituisce l’indicatore “insufficienza di peso infantile” degli anni scorsi con il deperimento e il ritardo della crescita infantili. Questo cambiamento riflette gli ultimi sviluppi teorici sugli indicatori più idonei della sottonutrizione infantile, una delle tre dimensioni della fame espresse dalla formula del GHI.

I punteggi di GHI variano notevolmente da regione a regione, e da Paese a Paese. A livello regionale, i punteggi di GHI più alti, e quindi i livelli più alti di malnutrizione, si registrano nell’Africa a sud del Sahara e in Asia meridionale. Nonostante abbiano ottenuto i più ampi miglioramenti in termini assoluti rispetto al 2000, queste due regioni presentano ancora livelli di fame grave.

La fame è allarmante o grave in 52 Paesi. La maggior parte degli otto Paesi con punteggi di GHI allarmanti sono nell’Africa a sud del Sahara. Anche se quest’anno nessun Paese rientra nella categoria estremamente allarmante, ciò non significa che la fame estrema sia stata debellata. Non essendo disponibili dati attuali, non è stato possibile calcolare il GHI 2015 di Paesi che hanno storicamente sofferto elevati livelli di fame, come Burundi, Comore, Eritrea, Sudane Sud Sudan.

Confrontando i risultati del 2000 e del 2015, si può vedere che 17 Paesi hanno ridotto i propri punteggi del 50% o più. I 10 Paesi che hanno raggiunto le maggiori riduzioni percentuali sono Azerbaigian, Bosnia Erzegovina, Brasile, Croazia, Kirghizistan, Lettonia, Mongolia, Perù, Ucraina e Venezuela.

In termini di progresso assoluto, un confronto tra GHI 2000 e 2015 rivela che il Ruanda, l’Angola e l’Etiopia hanno registrato i miglioramenti maggiori in termini di punteggio. Ma nonostante la notevole diminuzione del GHI, i loro livelli di fame rimangono alti.

I Paesi con i punteggi di GHI più alti, e quindi con i più alti livelli di fame, sono Repubblica Centrafricana, Ciad e Zambia. Forse non sorprende che i primi due siano stati affetti da alti livelli di fame, considerato i violenti conflitti e l’instabilità politica che hanno dovuto affrontare. Conflitti armati e fame sono strettamente collegati. I Paesi con i punteggi di GHI più elevati sono tendenzialmente in guerra o recentemente emersi da un conflitto.

Nel saggio di quest’anno, Alex de Waal, Direttore Esecutivo della World Peace Foundation, ci rivela un inatteso risultato storico. Le catastrofi alimentari – quelle che causano più di un milione di morti – sono state eliminate. Fino a poco tempo fa, le grandi carestie – quelle che uccidevano più di 100.000 persone – erano molto più frequenti. In cinque diversi decenni del XX secolo, le morti dovute a carestie di questo tipo hanno superato i 15 milioni. Nel XXI secolo, il bilancio delle vittime delle grandi carestie è vicino alle 600.000 persone e anche se è ancora motivo di preoccupazione, è basso rispetto agli standard storici.

La fine di molti regimi comunisti, l’adozione di norme internazionali sui diritti umani e l’espandersi della globalizzazione sono tra i fattori chiave che possono contribuire a eliminare per sempre le carestie. Nonostante una diminuzione delle guerre negli ultimi decenni, il numero dei conflitti violenti e dei decessi connessi ai conflitti è tornato a crescere dopo aver toccato il punto più basso di sempre nel 2006. Se le cifre sono ancora basse per gli standard storici, esse suggeriscono che c’è ancora molto da fare per eliminare la guerra e la fame.

Le carestie attuali sono emergenze umanitarie complesse, causate principalmente dai conflitti armati. Queste “nuove guerre” vedono coinvolti non solo eserciti statali e insorti, ma anche paramilitari e milizie etniche, bande criminali, mercenari e forze internazionali. La maggior parte delle nuove guerre sono guerre civili, che tendono sempre più a superare i confini nazionali, e che distruggono i mezzi di sussistenza e i sistemi alimentari, costringendo le persone a fuggire.

Anche se i conflitti armati e la fame acuta hanno spesso proceduto di pari passo, la storia ha dimostrato che la fame può essere evitata. I conflitti non devono necessariamente portare alla fame.

Se la fine delle catastrofi alimentari rappresenta un grandissimo risultato, il nostro lavoro non è però terminato. C’è ancora molto da fare prima che la fame acuta e cronica possa essere sconfitta. Lo sviluppo economico, il miglioramento delle politiche alimentari, la risoluzione dei conflitti e le risposte umanitarie internazionali devono continuare a giocare ruoli di primo piano per permetterci di passare al livello successivo. A meno che non si riesca a ridurre la prevalenza e la persistenza dei conflitti armati, e preferibilmente a porvi fine, e a fare fronte alle necessità e ai diritti delle vittime visibili e invisibili dei conflitti violenti, queste conquiste andranno perdute.

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