Portale di economia civile e Terzo Settore

Prime considerazioni sulla Legge di Stabilità 2016: quali risvolti per il sociale?

16

Lo scorso 16 ottobre il Governo Renzi ha annunciato i contenuti principali della prossima Legge di Stabilità 2016 appena licenziata dal Consiglio dei Ministri, accompagnando l’evento con l’ormai consueto uso di tweet sui social network e con il lancio dell’hashtag #italiacolsegnopiù .

La manovra finanziaria proposta da Palazzo Chigi per il 2016 ha una portata di 26,5 miliardi di euro, che potrebbero aumentare fino a 29,5 miliardi in caso di accoglimento di una richiesta avanzata dal Governo Italiano all’UE per l’applicazione di un margine del 0,2% in più per la cosiddetta “clausola migranti”, vale a dire per “ripagare” indirettamente quanto fatto dall’Italia nell’emergenza immigrazione finora.

Cerchiamo qui di seguito di fare qualche considerazione sulla base delle prime sommarie indicazioni fornite dal Governo Renzi, tenendo nella dovuta considerazione il fatto che l’iter di approvazione della legge finanziaria si annuncia come sempre lungo e tortuoso, tra i necessari passaggi in Parlamento e l’approvazione dell’Unione Europea. In particolare focalizziamo la nostra analisi sugli elementi della manovra che avranno un qualche impatto sulle politiche sociali e sul Terzo settore in senso più ampio.

Lo scorso anno la Legge di Stabilità del Governo Renzi per il 2015, definitivamente licenziata dal Parlamento intorno a Natale 2014, registrava un incremento della spesa pubblica per il sociale di circa il 60% rispetto all’analogo provvedimento deciso l’anno prima dal Governo Letta, che già segnava un lieve recupero rispetto all’azzeramento quasi totale delle politiche austere del Governo Monti.

Questa tendenza all’incremento della spesa per il sociale è confermato per il 2016, con il mantenimento del Fondo per le Politiche Sociale a 400 milioni come nell’anno in corso (mentre la previsione iniziale era di uno stanziamento ridotto a 250 milioni).

Sembrano confermati anche maggiori investimenti per il programma di Servizio civile, con circa 100 milioni in più rispetto all’anno scorso, e ulteriori risorse impegnate per le delicate politiche del “Dopo di noi”.

L’impegno maggiore sembra concentrarsi sul contrasto alla povertà, con 600 milioni di contributi per le famiglie più povere, soprattutto quelle con minori a carico, e 100 milioni per servizi di accompagnamento erogati da Comuni, Terzo settore e Fondazioni bancarie. Sono previste una sorta di social card per i bambini indigenti e maggiori agli aiuti a disabili e anziani, nonché un intervento straordinario sulle case popolari.

Interessante, e in controtendenza con il trend degli ultimi anni, è l’aumento delle risorse per l’aiuto pubblico allo sviluppo annunciato nella manovra, cha passerebbe da circa 297 milioni di euro stanziati nel 2015 agli attuali 418 milioni per il 2016, con un incremento pari a circa il 40%. La Cooperazione Italiana allo Sviluppo torna a crescere dopo anni e i maggiori stanziamenti permetteranno di dare attuazione a un piano di riallineamento agli standard dei paesi più industrializzati in tema di aiuto pubblico allo sviluppo sia attraverso il finanziamento delle organizzazioni internazionali sia promuovendo un maggiore sostegno all’attività internazionale delle ONG, delle imprese e delle università.

Controverso è il tema dell’annunciato taglio erga omnes sulle tasse prima casa, in quanto così come è stato presentato non avrebbe natura progressiva, ossia interverrebbe orizzontalmente senza differenze tra ceti indigenti e ceti agiati. Senza misure progressive l’obbiettivo del rilancio dei consumi è a rischio, in quanto solo lo sconto per i ceti bassi si trasformerà in spese per soddisfare i bisogni primari, mentre chi ha più soldi presumibilmente risparmierà, non spendendo il corrispettivo delle tasse ridotte.

Opinabile è anche la scelta di alzare la soglia per pagamenti in contanti a 3000 euro, contro gli attuali 1000 stabiliti dal Governo Monti nel 2012 come misura contro l’evasione. Nessuno studio scientifico indica che una scelta come questa sia foriera di un aumento dei consumi.

Un’idea intelligente e un modo per azzerare l’evasione contenuta nella manovra 2016 è l’inserimento del canone Rai in bolletta, in quanto risponde all’idea che pagando tutti si paga meno e rafforza la funzione dell’informazione pubblica indipendente, in un contesto come quello italiano in cui è concreto il rischio di avere un’informazione privata legata a grandi gruppi.

Ci si poteva forse attendere una posizione più forte sul tema del gioco d’azzardo, che oggi rappresenta una grossa fonte di entrate per le casse dello Stato. Sebbene nella manovra 2016 sia previsto un aumento della tassazione sui giochi legalizzati, sarebbero auspicabili, analogamente a quanto in vigore per la lotta al fumo, il divieto alla pubblicità e la libertà degli enti locali di decidere sul tema, come del resto richiesto dalla nota campagna di sensibilizzazione “Slotmob” sostenuta da numerose organizzazioni del Terzo settore. Non si capisce secondo quale logica da anni sia stia facendo una guerra senza quartiere al fumo mentre si continua a scendere a compromessi con la lobby dell’azzardo, fenomeno non meno dannoso e dai costi per la collettività non inferiori a quelli generati da altre dipendenze.

Dimensioni dell’economia cooperativa nel Terzo Rapporto Euricse
Enti di rappresentanza e reti del Terzo settore

Leave A Reply

Your email address will not be published.

Loading Facebook Comments ...