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Mettere in rete chi produce, chi trasforma e chi distribuisce il cibo in chiave solidale, sostenibile ed etica con lo scopo di portare in tavola i prodotti del territorio e nello stesso tempo sostenere i bisogni della comunità. E’ questo il senso del progetto ‘Cibo Civile Toscana’, un’iniziativa di agricoltura sociale dell’Università di Pisa incentrata su valori economici in chiave di coesione sociale.
Il progetto, promosso dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Toscana e presentato a Milano in occasione dell’Expo, prevede l’inserimento in attività agricole e di ristorazione di persone che hanno una disabilità o un disagio offrendo servizi innovativi e solidali in un’ottica di rispetto dell’ambiente, di partecipazione alle esigenze della comunità e di riabilitazione terapeutica.
‘Cibo Civile’ è diffuso su tutto il territorio regionale ed è composto al momento da oltre 30 aziende fra produttori e ristoratori. «Cibo Civile», ha spiegato il docente dell’Università di Pisa e coordinatore del progetto, Francesco Di Iacovo, «è un bene di relazione, uno “smartfood” di comunità e un’innovazione sociale guardata con interesse crescente da osservatori di ogni parte del mondo».
Tra le esperienze della rete “Cibo Civile” illustrate in occasione dell’Esposizione Universale di Milano, quella degli Orti Etici dell’Università di Pisa, che crea start up occupandosi della prima formazione e del rafforzamento di 70 persone con disabilità mentale, dipendenze e in uscita dal carcere, e il Risto Ca’ Moro Social Bateau, un peschereccio ristorante ancorato alla darsena vecchia di Livorno, dove i ragazzi down trovano lavoro cucinando, servendo ai tavoli oppure suonando.
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