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Si tratta in particolare dei Consigli regionali di Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise che si oppongono fermamente alle norme dello “Sblocca Italia” che dovrebbero riattivare la ricerca e l’estrazione di petrolio e gas nei nostri mari. Le Regioni dicono quindi “NO” alle trivellazioni entro le 12 miglia e sul territorio.
Un articolo dello “Sblocca Italia”, infatti, prevede che per 12 anni sia concesso il permesso di ricerca sui terreni privati alle società estrattrici. I sei quesiti chiedono per questo l’abrogazione di questo articolo e di cinque articoli del decreto Sviluppo. Questi ultimi si riferiscono alle procedure per le trivellazioni.
Contemporaneamente, alcuni parlamentari di vari partiti hanno chiesto all’esecutivo di Matteo Renzi una moratoria contro le trivellazioni in Italia e una revisione della strategia energetica, anche in vista del vertice Onu sul clima che si terrà a dicembre a Parigi.
«Il messaggio che lanciano oggi i delegati dei 10 Consigli regionali al Governo Renzi», commenta Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente, «è forte e chiaro: il Paese non ha bisogno di inutili e dannose trivellazioni serve piuttosto urgentemente una diversa strategia energetica che liberi il Paese dalle fonti fossili e garantisca la qualità del territorio ed il benessere della popolazione, non gli interessi dei petrolieri. È ora di ascoltare la voce e le richieste delle associazioni e dei cittadini».
Entro il prossimo 14 febbraio la Corte costituzionale dovrà decidere sull’ammissibilità dei referendum. Se il giudizio sarà positivo, il presidente della Repubblica dovrà decidere la data della consultazione, che secondo la Costituzione deve tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno.
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