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A 100 anni è morto Pietro Ingrao, leader storico della sinistra, voce critica del Pci, presidente della Camera durante gli anni di piombo. La sua scomparsa ha suscitato una forte emozione nella sinistra italiana e in tutto il mondo politico italiano.
Ingrao è stato uno dei padri della Repubblica e un indiscusso protagonista del `900. Ingrao iniziata la sua attività anti-fascista nel 1939, aderisce al Partito Comunista Italiano nel 1940 e partecipa attivamente alla Resistenza partigiana. Al termine della seconda guerra mondiale diventa il riferimento di un’area all’interno del Pci schierata su posizioni marxiste creative, molto attente ai movimenti della società. Rappresenta quindi «l’ala sinistra» del partito. Deputato dal 1950 e direttore del quotidiano l’Unità dal 1947 al 1957, Ingrao è il primo comunista a presiedere la Camera dei deputati dal 1976 al 1979. Grande protagonista della storia politica del nostro paese, in «Volevo la luna» (pubblicata nel 2007), Ingrao ha affidato le sue riflessioni sui grandi temi del nostro tempo, ossia la pace, la democrazia, il razzismo, le lotte operaie.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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