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«Rivolgo un appello alle parrocchie, alle comunità religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa a esprimere la concretezza del Vangelo e ad accogliere una famiglia di profughi. Incominciando dalla mia diocesi di Roma». Con queste parole Papa Francesco ha sollecitato tutte le realtà religiose presenti in Italia e in Europa a fare la propria parte per combattere l’emergenza immigrazione e per dare un rifugio sicuro e confortevole ai tanti migranti che ogni giorno raggiungono in massa i vari Stati europei utilizzando mezzi di fortuna.
Anche il pontefice stesso si è detto pronto a dare il buon esempio. «Anche le due parrocchie del Vaticano accoglieranno in questi giorni due famiglie di profughi», ha infatti annunciato Papa Francesco davanti a una piazza gremita. L’appello ha presto fatto il giro del mondo. Accogliere una famiglia di profughi rappresenta, a detta di Papa Francesco, «un gesto concreto in preparazione dell’Anno Santo della misericordia» e per questo ha rivolto un appello anche ai vescovi: «Mi rivolgo ai miei fratelli vescovi d’Europa, veri pastori», ha aggiunto, «perché nelle loro diocesi sostengano questo mio appello, ricordando che misericordia è il secondo nome dell’amore». Il Papa ha, quindi, esortato le parrocchie e le comunità religiose, ma anche tutti i cittadini, da buoni cristiani, a non chiudere le porte a chi ha più bisogno.
«Spesso noi siamo ripiegati e chiusi in noi stessi e creiamo tante isole inaccessibili e inospitali», ha sottolineato. «Persino i rapporti umani più elementari a volte creano delle realtà incapaci di apertura reciproca: la coppia chiusa, la famiglia chiusa, il gruppo chiuso, la parrocchia chiusa, la patria chiusa; questo non è Dio, è il nostro peccato».
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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