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Sono 1.200 le ragazze Masai che hanno preso parte alla prima grande cerimonia di passaggio all’età adulta senza il crudele rito dell’infibulazione, la recisione del clitoride alla quale ogni anno milioni di donne sono sottoposte in tutto il mondo. Si tratta di una pratica che espone le ragazze sottoposte alla mutilazione genitale al rischio in infezioni e malattie, che spesso possono portare addirittura alla morte, e che, nella “migliore” delle ipotesi, provocano alle vittime dolori e assenza di piacere sessuale. Nonostante nel 2012 l’Onu abbia dichiarato la messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, infatti, sono ancora circa 100 milioni le bambine e giovani ragazze che vengono sottoposte al rituale “taglio”. Il 90% delle mutilazioni avviene in Africa e in particolare in Mali, Sudan, Kenya, Tanzania ed Egitto.
Fortunatamente negli ultimi anni, anche grazie all’impegno di molte organizzazioni umanitarie internazionali, sono diverse le tribù che stanno pian piano abbandonando questo rito che si tramanda dall’antichità. Negli ultimi tre anni in Kenya e Tanzania più di 7.000 ragazze sono state salvate dalla mutilazione grazie all’appoggio di otto comunità locali e al sostegno formale di oltre 350 leader locali. L’opera di sensibilizzazione è iniziata dialogando con gli anziani e i guerrieri che ritengono una vergogna sposare una donna non infibulata. Grazie alla lotta dell’associazione Amref e di alcune donne locali che hanno cercato di spiegare le ripercussioni che tali pratiche hanno sulla salute, sull’educazione e sulla vita sessuale delle giovani, in alcune zone si è riusciti a cambiare rotta.
E’ il caso dei Masai che il 28 agosto hanno celebrato il primo grande rito di passaggio alternativo dove le ragazze sono state benedette con un libro e una penna. Una nuova strada nel segno dei riti della tradizione. Le giovani sono state svegliate nel cuore della notte, lavate, vestite e condotte lontano dall’abitazione. Ma invece di essere mutilate con un coltello, sono state benedette con una penna e hanno prestato giuramento su un libro. La celebrazione è stata preceduta da tre giorni in cui le ragazze hanno ricevuto lezioni di educazione alla sessualità e di sensibilizzazione su Aids e diritti umani.
Sono nata ad Avezzano (L’Aquila) sotto il segno dell’acquario, il 18 febbraio 1981, e dal 2009 vivo a Montesilvano (Pescara). Socievole, chiacchierona e curiosa dalla nascita, ho assecondato questa naturale inclinazione laureandomi a 24 anni in Scienze della Comunicazione a Perugia e scegliendo il giornalismo come ragione di vita prima ancora che come professione. Dopo diverse esperienze come giornalista di carta stampata e televisiva, dal 2012 mi occupo di cronaca per il quotidiano abruzzese il Centro, oltre a curare diversi progetti come freelance. Tra le mie più grandi passioni, oltre alla scrittura, ci sono i viaggi, la fotografia e il cinema, che nel 2011 mi hanno portato a realizzare, come coautrice, un documentario internazionale sulla figura della donna nell’area del Mediterraneo. Dall’estate 2015 ho il privilegio di dirigere il portale Felicità pubblica. Indipendente, idealista e sognatrice, credo nella famiglia, nell’amore, nell’amicizia e nella meritocrazia e spero in un futuro lavorativo migliore per i giovani giornalisti che, come me, preferiscono tenere i sogni in valigia piuttosto che chiuderli in un cassetto.
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