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Boom di addetti del Terzo Settore in Italia

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L’Italia è prima per numero di addetti del Terzo Settore con il 9,7% e muove 64 miliardi di euro dell’economia nazionale. E’ quanto emerge dal Rapporto I.T.A.L.I.A. 2015 – Geografie del nuovo made in Italy, diffuso da Unioncamere, Fondazione Edison, Fondazione Symbola e Aiccon

Il documento mette in luce non solo come negli ultimi anni il comparto sociale sia cresciuto in termini di occupati, ma anche di come sia stato in grado di esprimere un dinamismo che ha aiutato il paese a contrastare gli effetti dovuti alla crisi economica. Vi è stata, infatti, una crescita della domanda di servizi sociali, educativi e di inserimento lavorativo. Non a caso l’Italia, se non fosse per il contributo proveniente dalla variegata offerta del Terzo Settore, non raggiungerebbe mai l’attuale grado di welfare.

Le entrate provenienti da queste realtà muovono 64 miliardi di euro pari al 3,4% dell’economia nazionale.

In Europa sono 14,5 milioni le persone impiegate nell’economia sociale (il 6,5% della popolazione). Ma, nel confronto con le principali economie europee, l’Italia è prima per numero di addetti sul totale dell’economia (9,7%), superando Francia (9,0%), Spagna (6,7%), Germania (6,4%) e Regno Unito (5,6%), oltre che il totale della media europea (6,5%). Il Belpaese, poi, è primo per numero di aziende e di addetti: 71.578 cooperative (il doppio della somma di Francia, Germania e Regno Unito) e 1.128.281 di lavoratori.

Nel concetto di economia sociale rientra un gruppo di soggetti che va sotto il nome di Terzo settore o Istituzioni non profit: associazioni, comitati, fondazioni e cooperative sociali. In Italia, il Terzo settore conta 301.191 istituzioni, soprattutto 269.353 associazioni (di cui 201.004 non riconosciute e 68.349 riconosciute), cui si aggiungono poco più di 6 mila fondazioni. Complessivamente il sistema è rappresentato da 681 mila addetti, 4,7 milioni di volontari, 271 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei.

I fattori di successo del Terzo Settore possono essere racchiusi in tre punti fondamentali. Il primo riguarda la complementarietà con un modello di sviluppo sempre più inclusivo in Italia. Il secondo fattore è la capacità di individuare soluzioni adeguate ai bisogni grazie alla prossimità e alla vicinanza alle comunità di riferimento. Il terzo fattore è legato alla rapidità produttivo-consumativa delle cooperative sociali, che contribuisce alla costruzione di un modello di sviluppo socio-economico fluido e proficuo, generando sempre più nuove forme imprenditoriali.

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