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Le famiglie di giostrai Sinti e Rom, con l’appoggio delle proprie associazioni italiane, si sono date appuntamento a Rimini il 18 dicembre scorso. Alla manifestazione erano presenti 30 persone in rappresentanza di una comunità costituita da circa 300 individui, senza schiamazzi o altro ma chiedendo ascolto e dignità.
Il raduno era stato annunciato con una conferenza stampa pochi giorni prima e l’appuntamento era davanti alla sede del Consiglio Comunale al fine di protestare per la mancata applicazione della Legge regionale n. 11, recante la normativa per l’inclusione sociale di queste due comunità.
Infatti nel 2015 la Regione Emilia-Romagna aveva approvato quella Legge che avrebbe potuto consentire ai sindaci le modifiche di destinazione d’uso di case mobili su terreni agricoli (come quelle posizionate appunto dai giostrai) per favorire l’integrazione delle comunità in piccole aree dedicate. Eppure, nei primi giorni di dicembre 2018, il Comune di Rimini ha inviato a ben 30 famiglie ordinanze di esproprio.
Il fatto è che i sinti giostrai di Rimini non ci stanno e in una nota fanno sapere che «la condotta del Comune è sintomo dell’ottusa e ostinata volontà della Giunta di lasciare per strada un centinaio di sinti riminesi di cui la metà sono minori che frequentano le scuole locali». Ma non soltanto, poiché considerano la loro comunità «come l’esempio migliore di integrazione, pur senza rinunciare all’identità culturale».
Nel corso del Consiglio comunale tenutosi pochi giorni prima della protesta, il consigliere Mario Erbetta aveva rivolto al vice sindaco Gloria Lisi un’interrogazione a riguardo dello sgombero, richiedendo soluzioni sollecite. La risposta è stata: «Tutto è saltato: maggioranza e minoranza non riescono a trovare un accordo e in più il dibattito ha infiammato l’opinione pubblica, con molti cittadini che si oppongono alla realizzazione di micro aree. Per quanto mi riguarda io mi rimetto al Consiglio comunale che dovrà decidere su una questione spinosa».
In effetti imperversa da mesi il dibattito sulla questione del campo nomadi di via Islanda, che nella realtà dei fatti è fatiscente, in precarie situazioni igieniche e a forte rischio sicurezza. Purtroppo l’ipotesi del Comune di creare piccole aree sparse sul territorio per ricollocare gli abitanti del campo è stata vanificata e ancora non si intravede alcuna soluzione.
Sono nata a Pescara il 20 aprile del 1983, dove tuttora vivo. Ho una formazione di tipo sociale e dopo il titolo di “Tecnico dei Servizi Sociali”, ho approfondito le mie conoscenze fino a divenire “Esperto di Comunità”. Questo mi ha permesso di avere alcune interessanti esperienze presso Cooperative e Associazioni entrando così in contatto diretto con l’anima delle persone e consolidando la mia natura empatica. Sono estroversa, creativa, curiosa e passionale, credo nei progetti e nella passione che alimentano il gusto delle nuove sfide. Amo leggere, viaggiare, passeggiare in montagna e ascoltare buona musica.
La mia più grande passione è la scrittura. Come freelance ho avuto l’opportunità di scrivere per alcuni giornali del web e della carta stampata e, in seguito a un corso di “scrittura professionale”, ho avuto modo di approfondire gli aspetti più tecnici del mestiere. Grazie ad uno stage presso la Social Hub scarl ho avuto l’opportunità di esprimere al meglio la mia grande voglia di interagire con il mondo attraverso il portale “Felicità Pubblica”.
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