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Pupo di zucchero di Emma Dante

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Sarà in scena fino al prossimo 30 ottobre al Teatro Argentina di Roma “Pupo di zucchero – la festa dei morti” testo e regia di Emma Dante, liberamente tratto da “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile.

Come accade spesso negli spettacoli della regista siciliana, la trama è molto semplice, quasi sfuggente: il 2 novembre, il giorno dei morti, un vecchio ‘nzenziglio e spetacchiato (interpretato magistralmente daCarmine Maringola che parla in napoletano proprio per sottolineare la vicinanza a Basile), rimasto da solo in una casa ormai vuota, intento a preparare il così detto pupo di zucchero, ovvero una statuetta antropomorfa dipinta con colori vivaci, lascia le porte aperte per far entrare i morti della sua famiglia. La storia si rifà ad un’antica usanza diffusa tutt’oggi nel meridione che consiste nel preparare una tavola imbandita e piena di leccornie per i defunti che, nella notte tra il 1 e il 2 novembre, torneranno a far visita ai propri cari.

In attesa che l’impasto del pupo lieviti, il vecchio richiama alla memoria tutta la sua famiglia: le tre sorelle Rosa, Primula e Viola che amavano danzare, cantare e pregare, la cara madre e il padre disperso in mare, il figlio adottivo Pasqualino, la zia Rita e lo zio Antonio che si amavano ma di un amore tossico, il giovane Pedro che si struggeva d’amore per Viola…

La casa si riempie così di ricordi e paradossalmente di vita. Una vera e propria festa, fatta di canti, di danze, di coriandoli che imbiancano tutta la scena, di risate e di ritmi che richiamano un tempo che non c’è più. Il palcoscenico diventa una sala da ballo dove i morti, ritrovando le loro vecchie abitudini, festeggiano la vita.

Uno spettacolo tenero, commovente, ma anche ironico, tipico dello stile di Emma Dante, che ci accompagna per un’oretta che sembra davvero volare, in un viaggio tra la morte e la vita, dove i confini si fanno labili, anzi, si mescolano e si sovrappongono. La morte così non è più un tabù ma è semplicemente l’altra faccia della vita.

Solo sul finale, attraverso le sculture create da Cesare Inzerillo, ne cogliamo il lato osceno, di disfacimento. In scena arrivano, sempre danzando, i cadaveri mummificati dei familiari del vecchio. L’impatto visivo è potente: finora abbiamo visto solo le anime, gli spiriti e adesso in scena viene portata la realtà dei corpi morti, svuotati come burattini. Si tratta di sculture realistiche, a grandezza naturale, che gettano la morte fisica in faccia allo spettatore, spaventandolo e impietosendolo. Eppure, nonostante il carattere osceno della composizione, resta sempre la magia, la sensazione di “familiare”, forse perché dopotutto, come scrive Borges “la morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare”.

Pupo di zucchero
liberamente ispirato a “Lo cunto de li cunti” di Gianbattista Basile
testo e regia Emma Dante
con Tiebeu Marc-Henry Brissy Ghadout, Sandro Maria Campagna, Martina Caracappa, Federica Greco, Giuseppe Lino, Carmine Maringola, Valter Sarzi Sartori, Maria Sgro, Stephanie Taillandier, Nancy Trabona
costumi Emma Dante
sculture Cesare Inzerillo
luci Cristian Zucaro
assistente ai costumi Italia Carroccio
assistente di produzione Daniela Gusmano
coordinamento e distribuzione Aldo Miguel Grompone, Roma
produzione Sud Costa Occidentale
in coproduzione con Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Scène National Châteauvallon-Liberté /
ExtraPôle Provence-Alpes-Côte d’Azur / Teatro Biondo di Palermo / La Criée Théâtre National de
Marseille / Festival d’Avignon / Anthéa Antipolis Théâtre d’Antibes / Carnezzeria
e con il sostegno dei Fondi di integrazione per i giovani artisti teatrali della DRAC PACA e della Regione Sud

durata: 60′

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