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Che cos’è la NATO?

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Sentiamo sempre di più parlare di Nato e di nuovi Paesi che desiderano entrare a farne parte, ma esattamente, di che cosa si tratta?

La NATO (North Atlantic Treaty Organization), anche chiamata OTAN, è un’alleanza militare di natura difensiva nata nel 1949 a seguito della firma del Trattato di Washington, in opposizione al carattere totalitario dell’allora URSS (il cui presidente era Stalin) che aveva messo in moto un meccanismo antidemocratico per mantenere il controllo di diversi Paesi che rientravano nella sua sfera di influenza. Di conseguenza si sviluppò la cosiddetta Guerra Fredda e la Nato è stata il primo prodotto, da parte dei Paesi occidentali, per combatterla. Viene alternativamente chiamata Alleanza Atlantica e, nei fatti, è anche uno strumento di cooperazione militare tra gli Stati membri e persino un organismo in cui i diversi leader possono discutere tra loro.

I membri appartenenti a questa organizzazione sono attualmente 30 tra cui: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Francia, Italia, Germania (confluita per intero dopo il 1990), Spagna. Dal 1999 si sono man mano aggiunti sia Paesi dell’Est Europa come la Polonia, sia alcuni facenti parte dell’ex URSS, come Estonia, Lituania e Lettonia.

Il 1998 è stato un anno chiave: è stato creato il “Nato-Russia permanente Joint Council” che avrebbe dovuto vedere l’ingresso di Mosca nell’Alleanza Atlantica. Infatti, dopo qualche anno e precisamente nel 2011 Nato e Russia hanno partecipato alla prima esercitazione congiunta di velivoli militari, che era stata preceduta da sommergibili qualche settimana prima. Ogni cooperazione però si è interrotta immediatamente con l’occupazione russa della Crimea da parte della Russia nel 2014.

In realtà prima di questa aggressione, non esistevano una presenza armata e basi Nato nell’Est Europa ma, due anni dopo, al summit di Varsavia, venne decisa la costituzione di quattro gruppi tattici sul Baltico – formati da soldati di diverse nazionalità – e precisamente in Estonia, Lettonia, Polonia e Lituania.

Anche in Italia ci sono diverse basi Nato, la più famosa delle quali è Sigonella, situata in Sicilia nella piana di Catania, il cui ruolo strategico è quello di base di lancio per i droni di ultima generazione, i Global Hawk, guidabili in remoto. Vi stazionano inoltre i Triton e i droni killer Reaper.

Le basi Nato nel nostro Paese sarebbero circa 120 ufficiali più un’altra ventina segreta; le più note sono: Camp Darby (tra Pisa e Livorno), Gaeta (Latina) al cui porto è attraccata la nave ammiraglia e il comando della VI flotta, Ghedi (Brescia) con deposito di armi nucleari, Aviano (Pordenone) con deposito di testate nucleari, poi Vicenza, Motta di Livenza, Napoli e diverse altre.

Da notare che dalla Seconda guerra mondiale a oggi, sei Paesi europei si sono dichiarati neutrali, sebbene con modalità differenti: Finlandia, Svezia, Austria, Irlanda, Malta e Svizzera. Nessuno di essi è membro della Nato.

Alcuni di questi stanno però decidendo di entrare a far parte dell’alleanza NATO ma, per entrarvi, un Paese deve inviare una richiesta formale, precedentemente approvata dal proprio parlamento. Inizia poi una procedura divisa sostanzialmente in tre fasi: la prima, per gli aspiranti membri, comprende una serie di discussioni e negoziati preliminari; la seconda, per i Paesi formalmente candidati a entrare nell’alleanza, prevede l’applicazione delle riforme richieste per farne parte; la terza è quella del concreto ingresso del paese candidato nella NATO.

Ma non basta, poiché il Trattato di Washington all’articolo 10 recita: «Le parti possono, con accordo unanime, invitare ad aderire a questo Trattato ogni altro Stato europeo in grado di favorire lo sviluppo dei principi del presente Trattato e di contribuire alla sicurezza della regione dell’Atlantico settentrionale. Ogni Stato così invitato può divenire parte del Trattato depositando il proprio strumento di adesione presso il governo degli Stati Uniti d’America. Il governo degli Stati Uniti d’America informerà ciascuna delle parti del deposito di ogni strumento di adesione».

Non ci resta che attendere e vedere se la Nato allargherà i suoi confini.

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