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Un interessante articolo di Samuele Cafasso, pubblicato sull’ultimo numero de L’Essenziale, ha il merito di richiamare l’attenzione sullo stato di attuazione della Legge sul testamento biologico in Italia. A partire dal recente drammatico caso di Samantha D’Incà, morta a trent’anni il 19 marzo di quest’anno dopo essere stata in coma dal 4 dicembre 2020, viene messo in luce come, ancora una volta, una buona legge possa essere sostanzialmente vanificata dalla carenza di un’adeguata strategia di informazione della cittadinanza.
D’altra parte chi di noi sa con precisione cosa siano le DAT? Ma soprattutto chi sa come si possa attivare concretamente il cosiddetto testamento biologico? Allora proviamo a fare chiarezza su un argomento mai affrontato a sufficienza.
Il punto di partenza è rappresentato dalla legge 219 del 2017 “Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Come indicato nell’articolo 1 la norma “tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge”. Infatti ogni persona ha il diritto “di conoscere le proprie condizioni di salute e di essere informata in modo completo, aggiornato e a lei comprensibile riguardo alla diagnosi, alla prognosi, ai benefici e ai rischi degli accertamenti diagnostici e dei trattamenti sanitari indicati, nonché riguardo alle possibili alternative e alle conseguenze dell’eventuale rifiuto del trattamento sanitario e dell’accertamento diagnostico o della rinuncia ai medesimi”.
Le disposizioni anticipate di trattamento (DAT), comunemente denominate testamento biologico o bio-testamento, costituiscono uno degli strumenti a disposizione dei pazienti. La legge infatti dispone che in previsione di una futura incapacità a esprimere e comunicare la propria volontà su accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e trattamenti sanitari, ognuno possa dichiarare in anticipo i propri intendimenti.
Tutti i maggiorenni, capaci di intendere e di volere, possono così sottoscrivere disposizioni anticipate di trattamento sia dal notaio (per atto pubblico o scrittura privata) sia presso l’Ufficio di stato civile del Comune di residenza sia presso le strutture sanitarie competenti. Le DAT sono esenti da bolli e tasse, sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento.
Non esistono moduli specifici, tuttavia alcuni Comuni hanno predisposto dei modelli facsimili.
Con il Decreto Ministeriale 10 dicembre 2019, a partire dal 1 febbraio 2020 è stata attivata la Banca dati nazionale delle DAT, istituita presso il Ministero della salute, in cui dovranno convergere tutti i testamenti biologici.
Naturalmente prima di scrivere le DAT è estremamente importante acquisire le necessarie informazioni mediche sulle conseguenze delle proprie scelte relative al rifiuto o consenso a determinati accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e singoli trattamenti sanitari.
Per avere un primo approfondimento è possibile consultare la pagina dedicata del sito del Ministero della Salute (https://www.salute.gov.it/portale/dat/homeDat.jsp) ma, soprattutto, mettersi in contatto con le Associazioni che nel corso del tempo si sono spese per conquistare questo diritto di libertà, prima tra tutte l’Associazione Luca Coscioni.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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