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Infanzia: sette sfide che dobbiamo ancora vincere

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Quali sono i miei buoni propositi per il 2022?
Sarà capitato a tutti, almeno una volta nel corso della propria vita, di iniziare il nuovo anno tracciando una lista degli obiettivi o delle sfide da affrontare nel corso dei 12 mesi successivi. C’è chi promette di iscriversi in palestra, chi di mettersi a dieta, alcuni auspicano di smettere di fumare e altri di leggere di più. In tanti, poi, sperano di non commettere gli stessi errori già fatti in passato e altri di non arrabbiarsi per le sciocchezze. Ma nessuno, o almeno quasi nessuno delle persone che conosciamo e che sono in buona salute, spera di arrivare vivo alla fine dell’anno o di avere un boccone da mettere sotto i denti o di poter frequentare la scuola. Sicuramente non sono tra i buoni propositi dei nostri figli, nipoti o dei bambini con cui ogni giorno abbiamo a che fare. Ma sono milioni nel mondo i minorenni che sono ancora costretti a fare i conti con questi buoni propositi che, purtroppo, non dipendono affatto da loro.
A tracciare le sette sfide che nel 2022 l’infanzia dovrà ancora affrontare, anche alla luce delle disuguaglianze accentuate nel 2021 dal secondo anno di pandemia, è Save the Children, da sempre al fianco dei bambini di tutto il mondo.
La sfida numero uno è quella che riguarda la crisi alimentare che come mai negli ultimi decenni sta registrando dati allarmanti. L’anno appena trascorso ha costretto milioni di bambini in più alla malnutrizione e nel 2022 si stima che due milioni di bambini sotto i cinque anni moriranno per cause legate alla fame. I dati lasciano senza fiato: ben 149,2 milioni di bambini sotto i 5 anni sono rachitici, 45,4 milioni sono deperiti e 20,5 milioni di neonati (14,6% di tutti i nati vivi) hanno un basso peso alla nascita.
C’è poi il mancato accesso all’educazione, con una stima di Save the Children che parla di almeno 117 milioni di bambini in tutti i paesi che non vanno ancora a scuola a causa del Covid-19. Questi si aggiungono ai 260 milioni di bambini che non frequentavano le lezioni anche prima della diffusione del virus. E che dire della guerra che distrugge l’infanzia? Nel mondo almeno 450 milioni di bambini vivono in zone in conflitto, il numero più alto da oltre un decennio. Come evidenzia l’organizzazione, tantissimi bambini nella loro vita non hanno conosciuto altro che la guerra, con conseguenze gravissime sulla loro salute mentale. Oltre a questi bambini, ci sono quelli che risiedono in luoghi dove l’ascesa di gruppi armati che sfruttano il reclutamento e l’utilizzo dei più piccoli è in crescita continua.
A queste situazioni drammatica, si aggiunge l’ambiente, con i bambini nati nel 2020 che saranno esposti a eventi climatici estremi molto più che in passato, con le ondate di calore che li colpiranno in media 7 volte in più rispetto ai loro nonni, la siccità e le inondazioni che subiranno 2,6 e 2,8 volte in più, e gli incendi devastanti che li danneggeranno il doppio rispetto al passato. La sesta sfida è quella che riguarda l’immigrazione. Tra il 2005 e il 2020, il numero di bambini rifugiati è più che raddoppiato, passando da quattro a circa 10 milioni, mentre il numero dei bambini sfollati a livello globale oggi è quello più alto dalla Seconda Guerra Mondiale. A chiudere l’elenco è la mortalità infantile i cui tassi, fortunatamente, negli ultimi 30 anni sono scesi quasi del 60%. Con la pandemia, però, le pressioni sui servizi sanitari di tutto il mondo hanno causato malattie che in precedenza erano quasi state debellate, anche a causa dell’enorme pressione sui sistemi sanitari, ed esiste una possibilità molto concreta che il tasso di mortalità infantile cresca nel 2022 per la prima volta dagli ultimi decenni.
I nostri buoni propositi ci sembrano ancora così seri?

 

 

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