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Sarà vero dialogo quello tra il Presidente del Consiglio Draghi e i Sindacati confederali? Difficile dirlo. I segnali sembrano incoraggianti ma sono ancora incerti e contraddittori. Non a caso l’esplicita proposta del Premier di un Patto con le forze produttive ha trovato prudenti le organizzazioni sindacali, forse condizionate dalla standing ovation della recente Assemblea degli Industriali che ha fatto pensare a una sorta di ipoteca confindustriale sulle scelte del governo.
Ma subito è arrivato il vertice sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, che ha visto la partecipazione anche dei ministri del Lavoro, Andrea Orlando, e della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, e dei segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri. «È stato un incontro molto utile per fissare un metodo di lavoro» ha affermato il presidente del Consiglio «c’è intesa su questi temi». «Sono arrivate le prime risposte importanti dal governo – gli ha fatto eco Landini -. Si è definito un percorso con l’impegno nei prossimi giorni ad ulteriori convocazioni per entrare nel merito delle altre questioni»
In effetti il prossimo appuntamento dovrebbe riguardare la definizione del Protocollo sull’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Ma i temi di confronto sono addirittura più vasti considerati gli impegni assunti con l’Europa e l’ormai prossima Legge di Bilancio. Si tratta delle riforme del fisco, delle pensioni, della Pubblica Amministrazione, della concorrenza, per non parlare delle politiche industriali e delle politiche attive del lavoro. Un insieme di tematiche di estremo impegno sia per il Governo sia per le Parti Sociali. Il primo avrà a che fare con inevitabili tensioni politiche dovute a una coalizione in cui convivono posizioni assai distanti. Le seconde dovranno scegliere se arroccarsi su posizioni esclusivamente difensive o imboccare con coraggio la strada dell’innovazione, estendendo le tutele anche alle fasce di lavoratori non direttamente rappresentati.
C’è un convinto sostenitore del dialogo tra il Governo e le forze sociali, Enrico Letta – segretario del Partito Democratico – come testimoniato da un suo recente tweet: «Bene! Draghi lancia a Sindacati e Imprese la proposta di un grande Patto per il lavoro e la crescita. Noi siamo d’accordo. È il momento giusto. Sul modello di quello che fece Ciampi».
E, forse, proprio il riferimento a Ciampi rischia di rappresentare un ostacolo. Al contrario del 1993 oggi nessuno vuole parlare di “concertazione”, come se questo termine evocasse una sorta di confusione di ruoli tra i diversi soggetti in campo. Tutti sono convinti che il Governo debba far sintesi tra le diverse posizioni sul tavolo e assumere decisioni. Ma è altrettanto vero che questo principio non può diventare un alibi per eludere un confronto autentico, preventivo all’assunzione di decisioni. Non è possibile ridurre il confronto con le forze sociali a una mera comunicazione di determinazioni già prese, come più volte lamentato dai Sindacati.
Tuttavia la partita in gioco è troppo importante per essere limitata a una pur rilevante questione di metodo. Di fronte alle scelte strategiche che abbiamo davanti, il Governo è disponibile a riconoscere il “peso” sociale delle posizioni sindacali? È interessato a portare in profondità il confronto? Speriamo di sì. Forse vale la pena ricordare alla Politica che, nonostante tutto, forze sociali, autonomie locali e terzo settore restano presidi di rappresentanza ineludibili e, senza di loro, diventa velleitario pensare di assicurare al Paese “una crescita equa, sostenibile e duratura” come auspicato dallo stesso Draghi.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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