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Se ci fermassimo a osservare i tavolini di un locale dall’esterno, faremmo caso a quante di quelle persone accomodate lì, nonostante la compagnia, stiano passando del tempo al cellulare. Potremmo pensare “che maleducati! Nemmeno con le persone più care ormai ci si stacca da quei dispositivi!”, eppure sembra che il motivo di questa dipendenza da social e smarphone sia dovuta allo stress.
Sicuramente se invece di chiacchierare, raccontare avvenimenti della propria vita o ridere, passiamo il tempo con gli occhi sempre puntati sul nostro cellulare, c’è qualcosa che non va. Uno studio su Behaviour & Information Technology spiega quanto questo comportamento ormai così usuale potrebbe dipendere da problemi psicologici.
Questi nuovi strumenti tecnologici sono ormai alla base delle nostre attività quotidiane e la maggior parte di ciò che svolgiamo durante il giorno ha bisogno del supporto di smartphone, tablet, social e quant’altro. Questo, anche se per molti versi ha migliorato le nostre vite, ha causato e continua a causare molti problemi nei rapporti sociali e nella nostra salute.
Viviamo continuamente con il telefono tra le mani, lo diamo ai nostri bambini per non sentirli piangere o per fargli ascoltare le canzoni su YouTube, ma soprattutto lo usiamo anche mentre parliamo con gli altri. Questo atteggiamento è stato denominato dagli americani phubbing, dall’insieme di “telefono” e “snobbare”.
Gli autori della ricerca hanno trovato una correlazione tra le persone che praticano questo phubbing e i sintomi di ansia e stress, sebbene questa non debba essere per forza una relazione causa-effetto.
Juhyung Sun, coordinatore dello studio ha affermato che le persone con ansia sociale e depressione tendono a essere dipendenti dei telefoni cellulari più di chi sta bene e vive una vita equilibrata. Insomma più le persone sono tristi e stressate e più sono dipendenti dalle notifiche, e quasi tutti ormai guardiamo il telefono al minimo suono o vibrazione.
D’altra parte, la tecnologia mobile è stata progettata per attirare sempre più la nostra attenzione e per farci essere dipendenti dai social.
Come sempre però abbiamo il rovescio della medaglia. C’è infatti un altro risultato dello studio: le persone più serene e ottimiste sono meno tentate di guardare il cellulare quando sono in compagnia. Queste persone tendono a mantenere l’armonia sociale e ad evitare discussioni che rovinino le relazioni, e in compagnia degli amici considerano il phubbing scortese e spiacevole.
Sono nata mentre la primavera era al culmine della sua esplosione, il 30 maggio del 1994, prima principessa del mio papà. Sin da piccola ho adorato la musica, i libri e la storia. Tutte passioni avute dai geni di mio nonno e di mio padre. Sono sempre stata indipendente, ribelle, artista e sognatrice tanto da percorrere le mie strade con caparbietà e perseveranza. Ho cominciato a scrivere dall’età di 15 anni e ho pubblicato due libri per conto mio qualche anno più tardi. “La cosa più importante” è stato il mio primo romanzo, scritto per mettermi in gioco a un concorso editoriale, “Viaggio attraverso i colori del Sinai”, invece, è un diario dei viaggi che ho fatto in Egitto nel corso degli anni e che hanno influenzato molto la mia crescita spirituale. Viaggiare è ciò che è alla base di tutte le mie passioni, le collega tra loro fino a formare la mia personalità. La scrittura e la lettura, la storia e l’archeologia. Da piccola sognavo di fare l’archeologa e ora studio beni culturali all’università sperando di accontentare un giorno la bimba di 10 anni che vive in me. Il mio sogno è viaggiare il mondo mentre scopro tesori nascosti raccontando tutto questo attraverso la scrittura.
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