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La notizia è finalmente ufficiale, in Perù Pedro Castillo ha vinto le elezioni presidenziali del 6 giugno scorso. Secondo l’Ufficio nazionale dei processi elettorali (Onpe), il candidato di Perú Libre ha ottenuto il 50,12% dei voti contro il 49,87% dei consensi andati a Keiko Fujimori. In definitiva Castillo ha vinto con meno di 45.000 voti di differenza.
Non sono bastati i ricorsi della schiera di legali messi in campo dalla leader del partito conservatore Fuerza Popular e neppure le minacce più o meno velate di rendere la vita impossibile al nuovo Presidente. Sia le Autorità di controllo interne sia gli osservatori internazionali hanno decretato il corretto svolgimento delle procedure elettorali. Non a caso l’Organizzazione degli Stati Americani (Oas) ha dichiarato che il voto si è svolto senza «gravi irregolarità». Anche l’Amministrazione Biden ha confermato la validità dei risultati, spingendo la parte moderata dell’elettorato di destra alla prudenza e alla conciliazione nazionale.
«E’ giunto il momento di invitare tutti i settori della società per costruire insieme – ha scritto Castillo, in carica dal prossimo 28 luglio – un Perù inclusivo, un Perù giusto, un Perù libero. Senza discriminazioni e per i diritti di tutti e tutte». Aggiungendo: «Oggi, fratelli e sorelle, inizia una nuova tappa nella nostra storia», rivolgendo un appello a «tutta la società per contribuire a rendere bella questa patria».
Ma chi è Pedro Castillo? Nato nel 1969 nel villaggio di Puna, dipartimento di Cajamarca nel nord del Paese, Castillo è il terzo di nove figli. Ha studiato pedagogia e ha esercitato la professione di maestro per 24 anni nel paese d’origine. Negli anni 80 si è opposto attivamente ai gruppi terroristici di Sendero Luminoso e Mrta. Nel 2002 si è candidato senza successo con Perú Posible a sindaco di Anguía. Ha raggiunto gli onori della cronaca nazionale per la prima volta quattro anni fa, alla guida di uno sciopero di migliaia di insegnanti che rivendicavano stipendi più alti. Solo nel 2020 ha aderito alla formazione socialista di Perù Libre.
Sempre in compagnia del suo cappello bianco a tesa larga, spesso indossa un poncho e ama spostarsi a cavallo nei suoi appuntamenti politici.
Nel corso della campagna elettorale ha annunciato l’elezione di un’Assemblea costituente per redigere una nuova Costituzione, ha sostenuto la necessità di nazionalizzare il settore minerario e degli idrocarburi e, come molti altri, ha “promesso” la creazione di un milione di posti di lavoro nel giro di un anno. Inoltre, per far fronte alla dilagante criminalità ha proposto di reintrodurre la pena di morte.
Difficile “etichettare” il nuovo leader del Perù secondo le classiche categorie politiche. Infatti ama definirsi marxista ma non disdegna toni nazionalistici, mostra grande sensibilità ai temi sociali ma le sue posizioni non sono prive di sfumature populiste. Di certo l’elezione di Castillo è frutto del consenso acquisito nelle aree rurali ma anche della preoccupazione per la pessima gestione della pandemia e della diffusa stanchezza per la dilagante corruzione nel Paese.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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