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Mitico Cilento

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Non sarò certo né il primo né l’unico a raccomandare ai lettori di Felicità Pubblica di dedicare qualche giorno alla scoperta del Cilento. In realtà ci vorrebbe una lunga vacanza per visitare con attenzione questa parte della Campania meridionale che, per semplicità, possiamo far coincidere con il territorio del Parco Nazionale del Cilento, Valle di Diano e Alburni, uno dei Geoparchi Unesco. Si tratta di un’area protetta vastissima, circa 181.000 ettari, 8 comunità montane e 80 comuni, con meravigliosi promontori e coste rocciose, ampie spiagge, montagne che superano 1.800 metri, spettacolari grotte. Terra di grandi miti, da quello omerico dell’isola delle sirene a quello di Palinuro, nocchiero della flotta di Enea; terra di grande storia, dalla colonia greca di Posidonia, diventata Paestum in epoca romana, alla Scuola di Elea con Parmenide, Zenone e Senofane, pietra miliare della riflessione filosofica e della pratica medica.

In realtà in poco più di una settimana ci siamo limitati a “curiosare” sulla parte costiera del Cilento, da Sapri a Scario, da Marina di Camerota a Palinuro, da Acciaroli a Castellabate, con due imperdibili puntate archeologiche ai siti di Velia e Paestum.

La prima parte del viaggio è stata dedicata alla scoperta della Baia degli Infreschi, un luogo davvero speciale. Finalmente un lungo tratto di costa del tutto irraggiungibile da auto e moto, totalmente preservato sia nella parte marina sia in quella terrestre. In giorni diversi abbiamo compiuto due escursione a mare, la prima da Scario a Porto Infreschi, la seconda da Marina di Camerota a Porto Infreschi, con piccole imbarcazioni che hanno permesso di raggiungere insenature, piccole spiagge, grotte incantate, navigando in acque sempre limpide, profonde, dalle mille sfumature. Ma non abbiamo voluto rinunciare neppure a percorrere i sentieri che, immersi nella vegetazione mediterranea, conducono alle singole calette.

Non meno affascinanti, nei giorni successivi, si sono rivelati il promontorio di Palinuro e l’area marina protetta di Santa Maria di Castellabate. Qualche puntata all’interno ci ha permesso di godere panorami di rara bellezza, dove il verde della vegetazione e gli infiniti colori del mare confondono lo sguardo.

Altrettanto piacevole l’ospitalità. Persone gentili e autentiche spesso hanno riconvertito a uso turistico proprietà immobiliari di famiglia, mantenendo il gusto di accogliere i visitatori, accompagnandoli a visitare il loro territorio.

Naturalmente la gastronomia cilentana merita un plauso particolare. Impossibile soffermarsi sulle tante ricette gustate ma va almeno ricordata la maestria con cui i cuochi locali sanno unire elementi di mare e di terra, su tutti pesce e mozzarella di bufala, quest’ultima lavorata in mille modi diversi.

Solo una battuta su Velia e Paestum. Per fortuna, da qualche tempo, la gestione delle due aree archeologiche è stata unificata e si può accedere con un unico biglietto ai due siti. Finora Paestum, con i templi meglio conservati in Italia, ha oscurato Velia, mentre oggi è cresciuto considerevolmente il numero di visitatori di quest’ultima località che, in realtà, merita ogni considerazione.

In definitiva il Cilento offre al visitatore una qualità ambientale fuori dal comune, un ricchissimo patrimonio culturale, una grande gastronomia, prezzi ragionevoli, buona accoglienza e un’autenticità difficile da trovare, soprattutto in aree costiere. Tutte valide ragioni per visitare questi splendidi luoghi.

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