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Si è celebrata ieri la Giornata mondiale degli oceani (World Oceans day), come ormai ogni anno dal 1992 quando è stata istituita durante il vertice delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro.
Il tema scelto per quest’anno è stato Vita e mezzi di sussistenza ed è stata una giornata importante perché ha sancito l’inizio del Decennio sulla scienza oceanica per lo sviluppo sostenibile 2021-2030. Si tratta di un impegno ufficiale e di lunga durata proclamato dalle Nazioni Unite per interrompere il degrado delle acque e per mettere in campo ogni soluzione scientifica e tecnologica disponibile per riconnettere la salute degli ecosistemi oceanici ai bisogni dell’uomo.
Attualmente, purtroppo, si registra un’assenza di equilibrio a favore degli esseri umani: gli oceani producono almeno la metà dell’ossigeno che respiriamo e assorbono quasi un terzo dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo, contrastando gli effetti del riscaldamento globale. Ma non è solo una questione climatica: tutti i mari sono infatti la nostra principale riserva di proteine, con oltre tre miliardi di persone che dipendono direttamente da loro per la biodiversità e per il proprio sostentamento.
Tuttavia, le attività umane (pesca eccessiva, erosione di habitat costieri, inquinamento atmosferico chimico o da plastica) hanno un pesante impatto sulla salute degli oceani.
Ecco quindi che l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’agenda 2030 si ripropone di conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine. Con questo traguardo in mente, le organizzazioni impegnate nella tutela degli oceani chiedono di proteggere almeno il 30% degli oceani entro il 2030 (con la Campagna “30×30”). Sulla creazione di aree marine protette si potrebbe fare infatti molto di più.
Infatti, nell’ultimo decennio siamo riusciti a espandere Parchi nazionali o Aree naturali protette aumentando la loro superficie terrestre del 16,64%, ma solamente del 7,74% per quanto riguarda gli oceani. Inutile continuare a sostenere che sarà necessario fare molto di più con perseveranza.
Sono nata a Milano il 3 giugno 1957 da genitori piemontesi. Mi sento però a tutti gli effetti milanese perché amo profondamente la mia città. Ho frequentato il Liceo Classico Omero, percorso di studi che rifarei senza alcuna remora. Amo tutta la letteratura e tutti i libri che siano degni di chiamarsi tali e possiedo una notevole libreria in casa, tant’è che ho fatto rinforzare i pavimenti.
Ho svolto nel corso degli anni praticamente tutti i lavori inerenti ad aziende di commercio alimentare, dall’import alla contabilità, alla conoscenza dei prodotti.
Sono poi passata a interessarmi di economia e finanza ma le mie passioni rimangono quelle umanistiche, in particolare la Storia. Mi piace molto scrivere, attività che ho sempre svolto con molta passione.
Adoro tutta la musica, da quella classica a quella contemporanea, da quella popolare a quella cantautoriale.
Mi diverto a cucinare i piatti della tradizione e, ahimè, oltre a cucinarli, li mangio.
Mi piacciono le sfide e amo confrontarmi con gli altri, per questo sono contenta di collaborare con Felicità Pubblica che me ne dà l’opportunità…
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