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Addio a Battiato: un maestro rimasto sempre allievo

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Ci ha lasciati qualche giorno fa Franco Battiato, all’anagrafe Francesco, uno dei maggiori cantautori italiani, che ha senza alcun dubbio segnato il mondo della musica e dell’arte, spaziando anche tra composizione, regia, pittura, scrittura.

Un artista a tutto tondo che non ha mai smesso di sperimentare e sperimentarsi, muovendosi con leggerezza e maestria tra generi diversi, dalla canzone d’autore al pop, dalla lirica all’elettronica, dalla musica etnica al rock progressivo.

Battiato però non è solo un artista che ci ha regalato brani che fanno ormai parte del nostro dna (da La cura a E ti vengo a cercare, da Cuccurucucù a Centro di gravità permanente) ma è stato ed è un maestro, un filosofo, ricercatore instancabile: un viaggiatore, nel senso più alto del termine. Pensate che esiste un sito: https://www.mappiato.it/ dove potete trovare tutti i luoghi citati dal cantautore nei suoi testi, dai campi del Tennessee ad Alexanderplatz fino ai treni di Tozeur, luoghi lontanissimi e apparentemente scollegati tra loro eppure… un senso c’è e sta a noi trovarlo.

Per comprendere la filosofia di Battiato vorrei consigliarvi la visione della conferenza di Tlon dal titolo: Capire Battiato. Perché è difficile immergersi nei suoi capolavori senza conoscere l’origine del suo pensiero, a partire dal sufismo e dall’influenza del controverso pensiero del filosofo Gurdjieff. Per quest’ultimo noi essere umani siamo addormentati, siamo convinti di agire ma in realtà non facciamo altro che rispondere a determinati stimoli. Scopo ultimo della vita è allora il risveglio. Proviamo a riascoltare alcuni brani dopo aver letto Gurdjieff, vi assicuro che non saranno più gli stessi, perfino La cura, considerata dai più la canzone romantica per eccellenza, diventa qualcos’altro. Ed è questo qualcos’altro che Battiato ha cercato, per tutta la vita, di trasmetterci e lo ha fatto (ed è qui la sua grandezza come ci ricorda Andrea Colamedici) con musiche apparentemente leggere, talvolta perfino ballabili.

Battiato ci ha stimolati alla ricerca interiore, ci ha invitati ad interrogarci sulla vita, la morte e il senso dell’essere e lo ha fatto usando un linguaggio popolare. Cosa ancora più importante: lo ha fatto non perdendo mai di vista la sua umanità. Battiato è rimasto sempre profondamente umano, nonostante la sua immagine di asceta, quasi di sciamano, che non ama la vita mondana e si concede difficilmente al suo pubblico.

Affascinato dalla vita come dalla morte, che ha sempre considerato come semplice trasformazione, qualcosa a cui prepararsi, Battiato realizza nel 2014 il docufilm “Attraverso il bardo”, di cui vi consiglio la visione, per entrare ancora più a fondo nel mondo dell’artista, che ripeteva “siamo infiniti ed eterni come il cosmo”.

A tal proposito vi lascio con la mia canzone preferita, Torneremo ancora, quasi una sorta di testamento all’umanità: “La vita non finisce, è come sonno. Finché non saremo liberi, torneremo ancora, e ancora e ancora”.

Insomma con Battiato se ne va un maestro, uno di quelli che usando melodie giocose e citazioni esotiche, ci ha “ingannati” per bene, spingendoci invece a trovare il nostro centro di gravità permanente, affinché non restassimo prigionieri dei nostri limiti, della nostra mediocrità, affinché, per dirla come i miei filosofi preferiti (Tlon) ci rendessimo conto dell’orrore ma anche della meraviglia dell’essere umani.

Ed è per questo che, oltre ad un grande maestro, Battiato è stato anche un meraviglioso allievo.

Buon viaggio!

Torneremo ancora di Franco Battiato – YouTube

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