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Smart working e il diritto di disconnettersi

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In Europa si discute la possibilità di una normativa che regoli lo smart working e che sancisca il diritto alla disconnessione.

Infatti è vero che da un lato lavorare da casa è molto più agevole e dà modo ai lavoratori di potersi dedicare alla famiglia e alle altre esigenze quotidiane, ma è anche vero che in questo modo non si stacca mai la spina perché le email arrivano in continuazione così come le chiamate e altre richieste. Questo fa sì che ogni lavoratore, nonostante sia a casa, debba comunque sempre tenersi a disposizione per l’azienda per la quale lavora. Oppure lo fa involontariamente considerando che la nostra vita è scandita dai computer e dagli smartphone.

Il Comitato per l’occupazione dell’UE ha richiesto perciò alla Commissione europea di creare una Legge che disciplini il diritto alla disconnessione dal lavoro. In Francia questa legge esiste già dal 2016. Secondo un sondaggio di Eurofund i lavoratori in smart working hanno la possibilità di superare le 48h lavorative settimanali rispetto a chi lavora in ufficio. Inoltre il 30% lavora anche nel weekend o nel tempo libero.

Come in ogni cosa ci sono anche altri punti di vista. Secondo un’analisi di IBM, otto manager su dieci hanno supportato i loro impiegati mentalmente e fisicamente. L’86% dei datori di lavoro dichiara di aver fornito linee guida per un buon approccio allo smart working. Però la metà dei dipendenti sostiene di non essere stato adeguatamente formato.

Al di là di come stiano veramente le cose bisogna trovare un equilibrio tra lavoro e la vita al di fuori degli schermi.

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"Lezione di Letteratura II", a cura di Luciano Vitacolonna

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