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Mozambico: gli orrori di un conflitto infinito

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La denuncia e l’allarme arrivano dalla Ong. Save the Children: in Mozambico, nella provincia di Cabo Delgado, sono stati ammazzati molti civili e decapitati persino numerosi bambini di 11-12 anni.

I volontari della famosa Ong hanno parlato con diverse famiglie di sfollati e tutte hanno raccontato di scene orribili di violenze, omicidi, dolori struggenti che si porteranno dentro per tutta la vita.

Addirittura, una madre di 28 anni, riporta il sito di Save the Children, ha raccontato la decapitazione del figlio maggiore di 12 anni, avvenuta mentre lei era nascosta lì vicino con altri 3 figli. Le sue parole sono state raccapriccianti: «Quella notte il nostro villaggio è stato attaccato e le case sono state bruciate. Quando tutto è iniziato, ero a casa con i miei quattro figli. Abbiamo cercato di scappare nel bosco, ma hanno preso mio figlio maggiore e lo hanno decapitato. Non abbiamo potuto fare nulla perché saremmo stati uccisi anche noi».

Il confitto in Mozambico ha avuto inizio con l’insurrezione islamista del 2017. I militanti sono legati al gruppo dello Stato Islamico e da allora ci sono state almeno 2.614 le persone morte durante gli attacchi di cui almeno 1.312 erano civili; gli sfollati interni nel Paese sono circa 670.000, ma la situazione negli ultimi 12 mesi è ulteriormente peggiorata con l’aumento degli attacchi ai villaggi.

Né va dimenticato che la zona sta ancora subendo gli effetti del passaggio del ciclone Kenneth nel 2019 (il più forte che abbia colpito la parte nord del Mozambico) e poi la devastazione delle inondazioni nella zona all’inizio del 2020.

Ha dichiarato infatti Chance Briggs, direttore della Ong nel Paese africano: «I resoconti di attacchi ai bambini ci feriscono nel profondo. Il nostro staff è scoppiato in lacrime nel sentire le storie di sofferenza raccontate dalle madri nei campi profughi. Questa violenza deve finire e le famiglie sfollate devono essere supportate mentre cercano di riprendersi dal trauma» e ha proseguito spiegando che una delle principali preoccupazioni è che le esigenze dei bambini sfollati e delle loro famiglie superano di molto le risorse disponibili per sostenerli.

Ha anche amaramente commentato: «Mentre il mondo era concentrato sul COVID-19, la crisi di Cabo Delgado si è gonfiata ed è stata grossolanamente trascurata. Gli aiuti umanitari sono disperatamente necessari, ma non abbastanza donatori hanno dato la priorità all’assistenza per coloro che hanno perso tutto, anche i loro figli » aggiungendo infine: «Ogni bambino ha diritto alla vita, alla sicurezza e a essere protetto in tutte le circostanze, comprese guerre e conflitti armati. Per coloro che hanno assistito all’omicidio dei fratelli, la sofferenza potrebbe durare per anni. Molti sono a rischio di sviluppare attacchi d’ansia, depressione e mostrano segni di disturbo da stress postraumatico».

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