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Moltissimi hanno già visto questa foto di suor Ann Nu Thawng, della congregazione cattolica di San Francesco Saverio, nella città di Myitkyina, nel Nord del Mynamar. In ginocchio supplica la polizia di non sparare sui giovani manifestanti che protestano pacificamente. Lei ne ha salvati più di cento, ospitandoli nel suo convento, al riparo da pestaggi brutali e dall’arresto.
Non capita spesso di vedere una religiosa, in preghiera, fronteggiare una squadra di poliziotti armati pronti alla repressione. Ma la forza evocativa della foto supera la stessa meraviglia del fatto.
Perché siamo tanto colpiti? Perché questa immagine è diventa subito virale? Certamente ha inciso la straordinaria capacità dei social media di moltiplicare a dismisura i contatti ma la forza iconica dell’immagine risiede in altri elementi. Questa è un’icona, un’immagine “sacra” perché di fronte ad essa siamo atterriti e affascinati, attratti e radicalmente inadeguati.
Perché siamo di fronte a una donna indifesa capace di rendere impotente la forza di uomini armati. È la “debolezza” che si oppone alla violenza e riesce, almeno per un attimo, a fermarla. Non è vero, allora, che un gesto pacifico di resistenza, una preghiera, una supplica siano sempre impotenti, destinati a soccombere. In questo caso la polizia si ferma. Impossibile non tornare con la memoria al Rivoltoso Sconosciuto di piazza Tienanmen che oppone il suo corpo all’avanzata dei carri armati dell’esercito cinese. Oppure alle immagini del Mahatma Ghandi o di Martin Luther King. Nella maggior parte dei casi gli oppressori non si fermano, abbattono e travolgono chi, in pace, si oppone, ma il segno resta indelebile.
Il gesto di Suor Ann Nu Thawng affascina ancor di più oggi perché, come lei, siamo fragili, indifesi, incerti. In questi frangenti il coraggio di alcuni diventa speranza collettiva. È importante comprendere e accettare la debolezza come elemento costitutivo, imprescindibile. Solo da lì può trovare origine la forza di resistere e rinascere.
Infine, abbiamo un gran bisogno di gesti significativi, di figure in cui potersi riconoscere, di segni che possano metterci insieme, farci sentire parte di una medesima comunità, risvegliando in noi convinzioni e sentimenti sopiti. I simboli hanno bisogno di fede, di fiducia e, nello stesso tempo generano fede, fiducia. In questi anni Francesco ha saputo evocare la forza dei simboli, camminando solo per Via del Corso, o celebrando la Via Crucis in una Piazza San Pietro deserta e bagnata dalla pioggia. Suor Ann Nu Thawng, con la stessa potenza simbolica, incarna l’imperiosa richiesta di abbandonare la violenza contro gli indifesi. Sola, donna, fiduciosa che l’impossibile si avveri.
Sono nato a Pescara il 18 settembre 1955 e vivo a Francavilla al Mare con mia moglie Francesca e i miei figli Camilla e Claudio. Ho una formazione umanistica, acquisita frequentando prima il Liceo Classico G.B. Vico di Chieti e poi l’Università di Padova, dove mi sono laureato in Filosofia con Umberto Curi. Il primo lavoro è stato nella cooperazione: un’esperienza che ha segnato il mio futuro. Lì ho imparato a tenere insieme idealità e imprenditorialità, impegno individuale e dimensione collettiva, profitto e responsabilità. Negli anni seguenti ho diretto un’agenzia di sviluppo locale e promozione imprenditoriale, sono stato dirigente in un ente locale, ho lavorato come consulente anche per importanti aziende globali. Oggi sono presidente di una start up cooperativa: evidentemente i grandi amori tornano di prepotenza, quando meno te lo aspetti. Nel lavoro mi piace condividere progetti, costruire percorsi inediti, fare squadra, veder crescere giovani professionalità. Amo leggere e ascoltare musica, camminare in montagna e, appena possibile, intraprendere un nuovo viaggio.
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