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Per i Mondiali di calcio in Qatar oltre 6500 morti

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Una recente inchiesta del quotidiano inglese The Guardian ha riacceso i riflettori sui Mondiali di Calcio del 2022 in Qatar, rivelando che dal 2010 – data in cui è stato definito il luogo della competizione nell Paese mediorientale –  sono stati oltre 6.500 i migranti morti lavorando alla costruzione dei vari impianti.

Fin dall’assegnazione ci sono state numerose polemiche, soprattutto legate alle temperature che si registrano nei mesi estivi nel nostro emisfero a quelle latitudini e da ciò la  conseguente necessità di disputare le gare tra novembre e dicembre.

Ma, diciamolo, il problema più rilevante riguardo l’assegnazione della competizione –  in ogni caso  da sempre considerato – è la corruzione, ed è quantomeno strano che l’assegnatario sia una Nazione grande poco più dell’Abruzzo e la sua nazionale di calcio non abbia alcuna tradizione.

Non è affatto un caso che, nel corso degli anni e in diversi Paesi, si siano inseguite voci, scandali, accuse e inchieste per giri di denaro occorsi per designare il Qatar. Tanto più che gli impianti necessari alla competizione non esistevano e andavano costruiti da zero.

Per non parlare dei problemi di sicurezza in un’area problematica come il Medio Oriente e a maggior ragione se si considera che il Paese rivale più  grande e pericoloso è l’Arabia Saudita, infastidita soprattutto dall’egemonia del Qatar sull’Islam sunnita.

D’altro canto  è abbastanza chiaro che la Fifa desiderasse allargare il mercato del calcio, aumentandone la popolarità in un’area ricca di sportivi, di appassionati e soprattutto di soldi.

Ecco quindi perché il Qatar si è mosso negli ultimi 10 anni, intraprendendo un incredibile piano di costruzioni di infrastrutture che, oltre a sette nuovi stadi, comprende anche un nuovo aeroporto, strade, sistemi di trasporto, hotel e una nuova città che ospiterà la finale. E va da sé che la necessità di mano d’opera sia cresciuta nel tempo, ed è stata ottenuta soprattutto importandola da India, Bangladesh, Nepal e Sri Lanka ed è su questi lavoratori che si concentra l’ inchiesta del Guardian che segnala come, dal 2010 ad ora siano morti oltre 6.500 migranti lavoratori, una media di 12 a settimana. I numeri sono incompleti perché non arrivano alla metà del 2020 e non tengono conto delle vittime provenienti da altri Paesi come Kenya e Filippine.

Purtroppo, tra le cause più comuni indicate nei certificati ufficiali, le morti vengono indicate come suicidi, cadute, o naturali, tant’è vero che, secondo il Guardian, il 69% delle morti dei lavoratori migranti viene dichiarato come morte naturale.

Un portavoce della Fifa ha dichiarato: «Con le misure di salute e sicurezza molto rigorose in loco… la frequenza degli incidenti nei cantieri della Coppa del mondo Fifa è stata bassa rispetto ad altri importanti progetti di costruzione di tutto il mondo», ma- conclude il Guardian – senza fornire alcuna prova in merito.

Tutto questo scempio sulla pelle di persone sfruttate (spesso la manovalanza non viene neppure pagata) e per permettere a 22 giocatori di correre in un campo e a milioni di persone di godersi lo spettacolo  in televisione.

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