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DAD: la protesta scende in piazza

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Qualche giorno fa, occupandoci della DAD (didattica a distanza), la nostra redazione ha messo in luce i risultati di un sondaggio diffuso da Save the Children e condotto da IPSOS nelle scuole superiori di tutta Italia. Ne emerge un quadro poco rassicurante: il 28% degli studenti dichiara che almeno un compagno di classe dal primo lockdown ad oggi ha smesso di seguire le lezioni, quattro studenti su dieci ammettono di non riuscire a studiare come si dovrebbe e di sentirsi stanchi, incerti, preoccupati, irritabili, ansiosi, insomma tutt’altro che sereni.

In pratica 4 studenti su 10 bocciano la DAD, perciò non stupisce che siano iniziati scioperi e proteste per tornare alla normalità, almeno a scuola. Alla base delle proteste l’assunto che la DAD non possa essere la regola ma tutt’al più una soluzione temporanea per far fronte a un’emergenza.

In questi giorni tantissimi licei in tutta la Penisola hanno iniziato a manifestare: studenti, genitori e docenti sono scesi in piazza nelle maggiori città italiane: Torino, Milano, Brescia, Cremona, Mantova, Bologna, Parma, Faenza, Modena, Firenze, Pisa, solo per citarne alcune.

Nella giornata di sabato 16 gennaio il cortile del liceo Vittorio Veneto di Milano è stato occupato da alcuni ragazzi che hanno seguito le lezioni online, chiedendo a gran voce di poter tornare tra i banchi di scuola e riappropriarsi dei loro spazi. Nonostante le loro richieste, l’inserimento della Lombardia in zona rossa impedisce di fatto di poter rientrare negli istituti almeno fino al 31 gennaio.

Nella stessa giornata si è protestato anche a Lecco, in piazza Cermenati, dove studenti di varie scuole del territorio hanno aderito alla mobilitazione indetta da UdS Lecco. “Siamo in piazza per ribadire che la scuola è una priorità”, hanno spiegato gli studenti. “Le nostre scuole sono chiuse da quasi duecento giorni e molti di noi non sono ancora stati dotati di apparecchiature adeguate. Il diritto allo studio non è stato garantito per tutti”. I ragazzi chiedono di poter ripartire in sicurezza ma per far questo bisogna investire sui trasporti, altro nodo centrale per il governo perché è dall’affollamento sui mezzi che si rischiano i maggiori contagi.

La DAD crea disuguaglianze, proprio perché non assicura il fondamentale diritto allo studio. Queste le dichiarazioni dei tanti ragazzi che sono scesi in piazza in questi giorni. Famiglie, bambini e adolescenti che si sentono abbandonati a se stessi, alienati dietro gli schermi e che iniziano a manifestare i sintomi di un disagio psico-fisico importante, legato all’apprendimento e alla mancanza di socialità, su cui tanti psicoterapeuti stanno riflettendo in questo momento.

A tal proposito Maddalena Cialdella, psicoterapeuta specializzata in criticità e conflittualità familiari, fa notare come stiano iniziando a venire fuori dei difetti nell’apprendimento: “Ora è passato quasi un anno e iniziamo a vedere le prime conseguenze: stiamo raccogliendo le macerie di questa che è una malattia delle relazioni e della socialità. Mancando questi aspetti, manca l’elemento primordiale e ne stanno soffrendo tutti, i grandi come i più piccoli”.

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