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Lo scorso 30 dicembre sulla piattaforma Netflix è stata rilasciata SanPa, docuserie che racconta la nascita, lo sviluppo e il declino della comunità di San Patrignano. In cinque puntate, attraverso filmati e interviste, l’ideatore della serie, Gianluca Neri, racconta un pezzo della storia italiana che molti giovani probabilmente ignorano ma che all’epoca dei fatti suscitò un’enorme ondata mediatica.
La comunità, creata nel 1978 da Vincenzo Muccioli, nasce con l’obiettivo di aiutare i tossicodipendenti che in quegli anni crescono ad una velocità disarmante tanto che perfino lo Stato non riesce a intervenire in maniera adeguata. Il personaggio di Vincenzo Muccioli è sicuramente affascinante e complicato, amato e odiato da genitori, figli, media e opinione pubblica, fino ad arrivare ad essere processato per sequestro di persona e maltrattamenti e in seguito favoreggiamento e omicidio colposo per la morte di Roberto Maranzano.
Le polemiche sui metodi rieducativi poco convenzionali usati in comunità sono il fulcro della serie. Lo stesso Muccioli definiva il suo approccio quello “del buon padre di famiglia” che si traduceva in pratiche violente e disfunzionali come la reclusione forzata, l’utilizzo di catene e il controllo totale sui ragazzi ospiti della comunità tanto da spingere alcuni critici a riflettere sulle dinamiche settarie messe in atto a San Patrignano.
“Odiavo chi diceva solo bene o solo male di San Patrignano”, così il giornalista Luciano Nigro ed è un po’ ciò che emerge dalla visione del docufilm, in cui tutte le verità vengono raccontate dalla bocca di chi quel luogo l’ha vissuto conoscendone pregi e difetti. Nessun giudizio, solo la complessità di una realtà problematica che pure è riuscita a fare del bene ma la domanda chiave che emerge con forza è: quanto male sei disposto a giustificare, per fare del bene?
Tante restano le domande aperte a partire dal ruolo dello Stato nel risolvere una vera piaga sociale di quegli anni. “Almeno lui li sta salvando”, sentiamo ripetere spesso da madri preoccupate e affrante. In effetti Muccioli ha cercato di colmare un vuoto istituzionale, perché di vuoto si tratta e lo ha fatto utilizzando metodi non convenzionali che hanno portato molto suoi seguaci ad allontanarlo e a scappare dalla comunità.
Emblematica la figura di Fabio Cantelli che scopre di essere sieropositivo a distanza di anni perché Muccioli lo avverte quando pensa che il giovane sia pronto, mettendo però a rischio in questo modo la salute di tante altre persone.
Insomma la docuserie ci regala il ritratto di uomo di grande carisma e fascino, pieno di luce ma anche di ombre, lo spaccato di un pezzo d’Italia che non tutti conoscono e una riflessione sulle logiche del potere su cui ragionare ancora oggi, per non commettere gli stessi errori e soprattutto per provare a dare risposte diverse e forse migliori.
“SanPa ti fornisce gli strumenti di conoscenza della vicenda, ma vuole che la verità sia quella che ti costruisci tu. E a volte, ho scoperto, la verità è perfino l’unione di due bugie”. Gianluca Neri
Ma ciao! Sono Annalica Casasanta, classe '83, abito a Francavilla al Mare ma sono originaria di un piccolo paesino immerso nel verde, Quadri, famoso per il suo ottimo tartufo. Strano, ogni volta che mi devo presentare la montagna è la prima cosa che mi viene in mente, forse perchè da lì vengono tutte le storie che amo raccontare, tutti i personaggi che adoro interpretare.
Dopo la maturità classica ho studiato Sociologia con una tesi sul fenomeno del Lobbying nell'Unione Europea, sono sempre stata appassionata di politica ma l'incontro casuale col teatro mi ha fatto deviare dai miei studi, trasformandomi in Annalica Bates. (non vi spoilero il perchè!).
Ho fatto mille lavori, dalla libraia (che ho amato follemente) alla segretaria ma è nel teatro e nell'arte che trovo la mia ragion d'essere. Dopo essermi occupata della comunicazione per il Florian Metateatro di Pescara, da quattro anni collaboro con l'attore e regista Milo Vallone e il suo Cantiere Teatrale, occupandomi di teatro ragazzi.
Da quattro anni inoltre, insieme alla mia collega Nadia Cristina Di Naccio, coordino le attività dell'Università della Libera Età di Francavilla al Mare (progetto ULE).
Oltre al teatro sono una divoratrice seriale di romanzi e adoro scrivere, ho pubblicato anche alcuni racconti partecipando a vari concorsi e ho frequentato la Scuola di scrittura creativa Macondo di Pescara.
Credo molto nella formazione continua e non smetterò mai di studiare per migliorare come attrice e insegnante di teatro ed è per questo che mi sto formando anche come Educatore alla Teatralità.
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