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Qualche sera fa, in prima serata su Rai 1 (e fruibile su Raiplay), è andato in onda l’adattamento televisivo del capolavoro di Eduardo De Filippo “Natale in casa Cupiello”. Diretto da Edoardo De Angelis e con un cast d’eccezione, tra cui spiccano Sergio Castellitto nelle vesti di Luca Cupiello e Marina Confalone nel ruolo della moglie Concetta, il film è ambientato in una Napoli innevata degli anni ’50 dove risuonano le musiche composte da Enzo Avitabile.
Come accade spesso con i grandi classici, quelli che entrano nel nostro immaginario per non uscirne più, anche questo Natale in casa Cupiello ha diviso l’opinione pubblica, tra l’altro registrando ottimi dati di ascolto con uno share del 23,9%.
Ammetto che da appassionata di Eduardo l’attesa era tanta e carica di aspettative. Dopo i primi minuti però ho capito subito che la mia speranza di rivedere in scena De Filippo non era fattibile. Mea culpa, mi aspettavo qualcosa che non poteva accadere. Compreso ciò sono riuscita a godermi il film per quello che era davvero, una rivisitazione (in parte anche riscritta) di un classico del teatro, con un primo attore non napoletano che ci dà, da grande interprete qual è, la sua personale visione di Luca Cupiello. Se l’originale era sognatore, dissacrante, tragicomico, la versione di Sergio è più cupa, triste, arrabbiata ma non per questo meno credibile o affascinante. Semplicemente diversa.
Tempo fa anche Antonio Latella omaggiò Eduardo con la sua versione, in cui addirittura Tommasino, alla domanda del padre morente “Te piace ‘o presepe”, invece che ricredersi commosso come nella versione originale, prende un cuscino e glielo preme sul volto, soffocandolo. Ma al teatro si concede di essere blasfemo, molto meno al cinema e alla tv ed è un vero peccato.
La vera domanda amletica a questo punto è: i classici si possono toccare o no? Chi scrive non può che rispondere affermativamente.
Anni fa ho avuto l’occasione di assistere a un Macbeth che i puristi avrebbero odiato: ambientato in una Tokyo decadente e lussuriosa, tra droghe, kimoni e katane. Forse Shakespeare si sarebbe offeso? O il compito dell’arte è proprio quello di rimaneggiare i capolavori, giocarci (non dimentichiamo che “recitare” così affettato in italiano nella maggior parte delle altre lingue diventa “giocare” appunto, to play, jouer). Possono cambiare l’ambientazione, le scenografie, gli attori, la visione del regista ma il messaggio e i valori dell’opera restano sempre, perciò dovremmo mollare più spesso i nostri pregiudizi quando ci approcciamo ai classici, così come gli artisti dovrebbero lasciare andare i propri timori reverenziali verso i grandi autori e rischiare, proprio come ha fatto De Angelis. Vincere o perdere il confronto non importa, qui si gioca un’altra partita. Dove l’arte vince sempre.
Ma ciao! Sono Annalica Casasanta, classe '83, abito a Francavilla al Mare ma sono originaria di un piccolo paesino immerso nel verde, Quadri, famoso per il suo ottimo tartufo. Strano, ogni volta che mi devo presentare la montagna è la prima cosa che mi viene in mente, forse perchè da lì vengono tutte le storie che amo raccontare, tutti i personaggi che adoro interpretare.
Dopo la maturità classica ho studiato Sociologia con una tesi sul fenomeno del Lobbying nell'Unione Europea, sono sempre stata appassionata di politica ma l'incontro casuale col teatro mi ha fatto deviare dai miei studi, trasformandomi in Annalica Bates. (non vi spoilero il perchè!).
Ho fatto mille lavori, dalla libraia (che ho amato follemente) alla segretaria ma è nel teatro e nell'arte che trovo la mia ragion d'essere. Dopo essermi occupata della comunicazione per il Florian Metateatro di Pescara, da quattro anni collaboro con l'attore e regista Milo Vallone e il suo Cantiere Teatrale, occupandomi di teatro ragazzi.
Da quattro anni inoltre, insieme alla mia collega Nadia Cristina Di Naccio, coordino le attività dell'Università della Libera Età di Francavilla al Mare (progetto ULE).
Oltre al teatro sono una divoratrice seriale di romanzi e adoro scrivere, ho pubblicato anche alcuni racconti partecipando a vari concorsi e ho frequentato la Scuola di scrittura creativa Macondo di Pescara.
Credo molto nella formazione continua e non smetterò mai di studiare per migliorare come attrice e insegnante di teatro ed è per questo che mi sto formando anche come Educatore alla Teatralità.
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