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Papa Francesco: rivoluzione o disinformazione?

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Libertà come artista e libertà di espressione, queste le parole chiave utilizzate da Evgeny Afineevsky, regista russo, nelle varie interviste rilasciate in questi giorni, in seguito all’uscita del suo docufilm “Francesco”, presentato al Festival del Cinema di Roma qualche giorno fa e vincitore del prestigioso Premio Kinéo (Kinéo Movie for Humanity Award) assegnato a chi promuove temi sociali e umanitari.

Il docufilm racconta il pontificato di papa Bergoglio attraverso una serie di interviste su alcuni temi chiave tra cui il razzismo e gli abusi sessuali fino alla pandemia di Covid-19. Sicuramente una scelta artistica coraggiosa dunque, soprattutto perché, tra le varie dichiarazioni, ce n’è una in particolare che fa discutere e che ha immediatamente acceso gli animi. “Gli omosessuali hanno diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio e hanno il diritto a una famiglia. Nessuno dovrebbe esserne buttato fuori o essere infelice per questo. Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, gli omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io ho difeso questo”.

Ebbene, queste parole potrebbero anche passare inosservate se a pronunciarle fosse un sostenitore della comunità Lgbt ma invece vengono direttamente da papa Francesco ed è questo il motivo di tanto clamore. Sono parole epocali, da cui difficilmente si potrà tornare indietro e con cui la Chiesa dovrà fare i conti così come la politica. Ma mentre il regista Afineevsky rassicura “non mi è mai importato di avere problemi con il Vaticano”, Bergoglio qualche problemino invece inizia ad averlo, perché ovviamente non mancano gli oppositori, come Marcello Pera, ex presidente del Senato che dalle pagine de Il Foglio grida: “Così Bergoglio ci manda tutti a fondo”.

L’accusa principale è quella di laicizzare la Chiesa, di demolirne uno dei capisaldi, ovvero che la famiglia sia formata da un uomo e una donna, così è scritto nella Genesi e così come deve continuare ad essere. Eppure, mentre su altri temi cruciali come l’aborto o l’eutanasia le idee di Bergoglio si allineano con il pensiero ecclesiastico “tradizionale”, sul tema dei diritti degli omosessuali il Papa aveva sempre lasciato intravedere una possibilità di dialogo o quantomeno un’apertura. Apertura che invece si è fatta varco e che appare come l’inizio di un processo di rinnovamento che avvicinerà sempre di più la Chiesa al mondo reale.

A patto che la dichiarazione sia veritiera. Il tema infatti è delicato e non mancano coloro che ritengono le parole del Papa impossibili o quantomeno estrapolate da un contesto più ampio e montate ad hoc per crearne un caso di Stato. Rosario Vitale, avvocato canonista e frate missionario del Sacro Cuore non ha dubbi al riguardo e mi spiega come le parole di papa Francesco, da sempre vicino e attento alle necessità dei giovani, si riferiscano senza ombra di dubbio alla famiglia d’origine delle persone omosessuali e questa non sarebbe una novità dato che il Pontefice ha sempre dimostrato una certa attenzione verso la tematica in questione.

Già nel 2010, quando era arcivescovo di Buenos Aires, il Pontefice si trovò ad affrontare il dibattito sulle nozze omosessuali, legge fortemente voluta dal governo, e si espresse a favore delle unioni civili, ma attenzione, unioni civili e non matrimonio. “Il matrimonio secondo la famiglia cristiana è celebrato tra un uomo e una donna e non potrà mai essere diversamente da come è”. Vitale cita anche padre Antonio Spadaro, giornalista e direttore de La civiltà cattolica, secondo cui papa Francesco non avrebbe detto nulla di nuovo, in quanto semplicemente favorevole a una copertura legale per le coppie omosessuali, che non va assolutamente a intaccare la Dottrina. Inoltre, una legge sulle unioni civili in Italia esiste già dal 2016, quindi perché parlarne solo adesso? Qualcuno risponde che il Papa esercita la sua funzione in tutto il mondo quindi sicuramente le sue parole erano dirette a Paesi carenti di legislazione da questo punto di vista.

Disinformazione dunque? Dov’è la verità? Difficile dirlo, la questione è delicata e sta creando malumori o esultanza a seconda dei casi. In attesa di una smentita o di ulteriori dichiarazioni dalla Santa Sede, che a questo punto sembrano necessarie, torniamo al regista Afineevsky, il quale ribadisce che il suo docufilm “non è un racconto su papa Francesco ma è un racconto sull’umanità di oggi”. E chissà che non stia davvero iniziando un nuovo umanesimo.

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